I 600.000 Rohingya rimasti in
Myanmar (Birmania) sono ancora soggetti a persecuzioni
sistematiche e vivono sotto la minaccia di genocidio, afferma la
Missione indipendente di accertamento dei fatti sul Myanmar, in
un nuovo rapporto pubblicato oggi a Ginevra. "Il Myanmar non sta
rispettando l'obbligo di prevenire il genocidio, di indagare sul
genocidio e di attuare una legislazione efficace che
criminalizzi e punisca il genocidio", ha dichiarato Marzuki
Darusman, presidente della Missione. Gli esperti della Missione
invitano il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a
deferire il Myanmar al Tribunale penale internazionale o ad
istituire un tribunale ad hoc, come quelli dell'ex Jugoslavia e
del Ruanda. Un anno fa un precedente rapporto aveva constatato
"atti di genocidio" nelle "operazioni di pulizia del Myanmar
del 2017 che avevano causato la morte di migliaia di persone e
provocato la fuga in Bangladesh di oltre 740.000 membri della
minoranza musulmana dei Rohingya.
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