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Strage nella metro di San Pietroburgo: 14 morti. Il kamikaze è legato ai miliziani siriani

Trump chiama Putin: 'Insieme contro il terrorismo'

A San Pietroburgo sono state fermate persone originarie delle repubbliche dell'Asia Centrale sospettate di "appoggiare l'attività terroristica". Lo ha annunciato il Comitato Investigativo russo, precisando che "gli investigatori, insieme agli agenti della polizia e dell'FSB, hanno fermato sei persone venute in Russia per lavorare; secondo gli inquirenti dal novembre 2015 a San Pietroburgo i sospetti hanno svolto arruolamento, soprattutto tra i connazionali, per conto di al Nusra e Stato Islamico". Nel corso delle perquisizione negli appartamenti dei sospettati è stato "sequestrato materiale propagandistico islamista". Il gruppo, ha sottolineato il Comitato, non sembra avere contatti con l'attentatore della metropolitana Akbarzhon Jalilov. Il presidente Vladimir Putin durante l'incontro con i capi della agenzie sicurezza dei paesi della CSI ha sottolineato che "la situazione, purtroppo, non è migliorata. E la migliore conferma di ciò sono i recenti tragici eventi a San Pietroburgo. I terroristi hanno ucciso delle persone, molti sono stati feriti. Sappiamo che ognuno dei nostri paesi, praticamente tutti, è a rischio di attacchi", ha aggiunto Putin. Ieri si è appreso che l'autore dell'attentato nella metro di San Pietroburgo è Akbarzhon Jalilov, 22 anni, russo di origini kirghise. Il suo Dna è stato trovato sulla borsa in cui era contenuto l'ordigno rinvenuto nella stazione di Ploshchad Vosstania, quello che non è esploso. Secondo gli investigatori russi, Jalilov è l'unico autore dell'attentato.

Il ministero della Sanità ha ufficializzato il bilancio della strage: 14 morti. Il giorno prima Putin era andato a deporre fiori sul luogo dell'attacco. Trump lo ha chiamato esprimendogli le sue condoglianze; i due intendono combattere insieme il terrorismo, afferma il Cremlino. Il Consiglio di sicurezza Onu parla di "vile terrorismo". Da oggi tre giorni di lutto cittadino a San Pietroburgo. 

I servizi segreti osservavano l'attività degli estremisti coinvolti nell'attentato di San Pietroburgo e sono riusciti a prevenire il secondo attentato - quello di Ploshchad Vosstania - bloccando dopo la prima esplosione la rete di telefonia cellulare nella stazione. L'ordigno nascosto nell'estintore, infatti, "doveva essere attivato da un telefono cellulare e non da un meccanismo a orologeria". Circostanza che porta gli inquirenti a "non escludere" che pure la bomba esplosa sul vagone della metro possa essere stata innescata "a distanza" dai complici dell'attentatore, che forse "controllavano i suoi movimenti".

I servizi, riporta il quotidiano Kommersant, tenevano d'occhio "da tempo" la cellula ma avevano individuato con certezza solo un elemento di "basso rango" dell'organizzazione, di cittadinanza russa, fermato dopo il suo rientro dalla Siria.

Attentato in Russia, i più gravi dal 1999 VIDEO

Un attentato "terrificante" ha sconvolto San Pietroburgo, l'antica capitale degli zar e città natale di Vladimir Putin, proprio nel giorno in cui il presidente russo era in zona per l'incontro con il collega bielorusso Alexander Lukashenko. Un vagone della linea blu del metrò è stato sventrato da un'esplosione mentre correva fra le stazioni Tekhnologicheskiy Institut e Sennaya Ploshchad causando 14 morti, come è stato confermato dal Ministero della Salute. A compiere l'attentato sarebbe stato un kamikaze russo di origine kirghisa.Un secondo ordigno, mascherato da estintore, è stato rinvenuto in una terza stazione, la Ploshchad Vosstaniya, ed è stato disinnescato dagli artificieri: si trattava di una bomba ben più potente - un chilo di tritolo - di quella usata nel vagone della metropolitana ma di fattura simile, ovvero zeppa di "corpi lesivi" (biglie e chiodi mozzati) utilizzati per massimizzare l'impatto mortifero.

LA CORRISPONDENZA AUDIO - ASCOLTA

Il Comitato Investigativo russo ieri ha confermato di aver lanciato un'indagine per "terrorismo" ma ha sottolineato che ogni altra ipotesi verrà analizzata. Le piste privilegiate, ad ogni modo, sono quella "estremista", dunque di matrice islamica, e quella "nazionalista". La polizia, sulle prime, aveva detto di essere sulle tracce di due attentatori ma in serata - stando a quanto riporta Interfax - gli inquirenti si sono convinti che ad agire sia stato un solo uomo. Ovvero il kamikaze, che prima avrebbe lasciato l'ordigno-estintore alla Ploshchad Vosstaniya e poi sarebbe salito sul treno, dove si è fatto esplodere. 

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Tramontata poi anche l'ipotesi 'dell'uomo con la barba', la cui immagine - l'identikit tipo dell'estremista islamico - era stata diffusa dai media russi come uno dei possibili responsabili dell'attentato: il sospettato si è infatti presentato alla polizia e ha detto di non aver nulla a che fare con la tragedia. "Un aspetto fin troppo convincente", aveva d'altra parte commentato su Facebook Gleb Pavlovsky, ex spin-doctor del Cremlino e ora critico di Putin. Il suo scetticismo sembra aver avuto ragione. Il presidente russo poco dopo l'attentato ha espresso le "condoglianze" alle vittime e ha assicurato che le autorità condurranno indagini a tutto campo.

In serata si è poi recato nei pressi della fermata Tekhnologicheskiy Insitut e ha deposto una corona di fiori in memoria delle vittime, senza però rilasciare dichiarazioni. Secondo Pavel Felgenghauer, esperto militare e di sicurezza, il timore è che ci si trovi di fronte a uno 'sciame terroristico'", dalle conseguenze politiche potenzialmente "profonde". Il Paese, d'altra parte, è appena stato scosso da un'ondata di proteste, in cui molti russi, in maggioranza giovanissimi, si sono scagliati contro la corruzione. "Le autorità - ha spiegato in un colloquio con l'ANSA - potrebbero voler sfruttare l'attentato per sopprimere ogni tentativo di manifestazione". L'ipotesi non è del tutto campata per aria. In tv si sono già udite alcune voci - come lo scrittore Alexander Prokhanov - che hanno legato l'attentato alle proteste, individuando in una misteriosa "fonte estera" la regia di entrambi gli eventi. L'obiettivo sarebbe quello di "destabilizzare il Paese" nell'anno che precede le elezioni presidenziali, previste per il marzo del 2018. Dall'Italia, intanto, sono arrivati messaggi di cordoglio dal premier Paolo Gentiloni e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che a giorni sarà in visita ufficiale a Mosca. Al momento non si ha alcuna segnalazione di italiani che non siano in contatto con le famiglie, ma per escludere con certezza il coinvolgimento di connazionali bisognerà probabilmente aspettare domani (oggi, ndr).

Il presidente russo Vladimir Putin era in città  

LA CARROZZA SVENTRATA - IL VIDEO

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