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Elezioni Olanda, vittoria per i liberali di Rutte. Stop ai populisti, bene i verdi

Crollano i laburisti. In Parlamento partito antirazzista

La diga europeista liberale, democristiana, ecologista (ma anche quella di centrosinistra ed oltre) in Olanda ha salvato l'Ue dallo tsunami della rivoluzione populista che ha già provocato la Brexit e l'elezione di Donald Trump. Il risultato fa volare i mercati (Amsterdam e Londra aggiornano i massimi storici, Madrid e Milano sono le migliori di giornate con +1,7%). Ed esultano i leader europei da Merkel a Juncker, da Gentiloni a Hollande e Rajoy, ma irrita il sultano di Ankara. Erdogan in un comizio ha parlato di una Europa che, per la sentenza della Corte di giustizia sul velo islamico, "sta rapidamente scivolando verso i giorni precedenti la seconda guerra mondiale". "Puoi aver concluso le elezioni come primo partito, ma devi sapere che hai perso un amico come la Turchia", ha rincarato il presidente turco rivolto a Mark Rutte. Il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu ha invece rilanciato l'accusa di fascismo. Nei partiti olandesi "non c'è differenza tra i socialdemocratici e il fascista Wilders, hanno tutti la stessa mentalità", ha sostenuto per poi concludere: "Avete dato inizio al collasso dell'Europa. La state trascinando nell'abisso. Presto in Europa inizieranno le guerre di religione". I leader europei invece sono raggianti. Già nella notte, fidandosi degli exit poll, Juncker è stato tra i primi a congratularsi con il premier liberale che ha fermato i populisti parlando di "un voto per l'Europa". Paolo Gentiloni, anche lui a caldo, aveva twittato: "No #Nexit. La destra anti Ue ha perso le elezioni in Olanda. Impegno comune per cambiare e rilanciare l'Unione". E Francois Hollande ha celebrato la "chiara vittoria contro l'estremismo", sostenendo che "i valori dell'apertura, del rispetto per gli altri, la fede nel futuro dell'Europa sono l'unica vera risposta agli impulsi nazionalisti e agli isolazionismi che stanno scuotendo il mondo".

Il paese ha però la conferma che ancora una volta il pericolo non viene dal mare, ancestrale 'nemico' dei Paesi Bassi ed origine della sua ricchezza, ma dalla parte di terra. L'assalto populista, islamofobo ed antieuropeista di Geert Wilders al primo posto nel paese è fallito. Ma Rutte, il premier entrato nei panni dello statista nello scontro con la Turchia, ha avuto la conferma che il Pvv di Wilders cresce. Il suo Vvd di governo ha sì vinto mantenendo il primato e 33 eletti, ma è calato in seggi (-8) e percentuali di consenso. E i fedeli alleati socialdemocratici del Labour, che hanno piazzato il 'falco' Jeroen Dijsselbloem alle Finanze e all'Eurogruppo, sono stati addirittura decimati (solo 9 seggi, -29 in 5 anni). Sulla mappa del paese prevalentemente blu-Vvd, Rutte vede le macchie dei comuni in cui il Pvv ha vinto. Roccaforti consolidate ed in espansione, tutte nell'entroterra, al confine tedesco. Il grosso nella lingua di comuni del sud stretta fra Belgio e Germania. Capofila, benché madre e fratello che ancora ci abitano non lo abbiano votato, la Venlo in cui Wilders è nato. "Rutte non si è sbarazzato di me", ha detto il platinato leader islamofobo, sapendo bene che la partita non è affatto finita e ora si sposta in Francia. L'elemento nuovo per Wilders ed il suo popolo è però lo sbocciare del Denk fondato tre anni fa da Tunahan Kuzu e Selcuk Ozturk, deputati fuorusciti dal Labour per divergenze sulla questione del monitoraggio delle attività dei musulmani in Olanda.




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