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Migranti: Io, italiana nel corteo Vienna-Budapest, "commuoversi non basta"

Migranti: Io, italiana nel corteo Vienna-Budapest, "commuoversi non basta"

Valeria Verdolini nel convoglio di volontari che è andato a raccogliere per i migranti

ROMA, 07 settembre 2015, 14:13

Mattia Bernardo Bagnoli

ANSACheck

Valeria Verdolini - RIPRODUZIONE RISERVATA

Valeria Verdolini - RIPRODUZIONE RISERVATA
Valeria Verdolini - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Ciò che stiamo vedendo qui non è accettabile per un paese europeo". Valeria Verdolini, quando risponde al telefono, si trova alla stazione ferroviaria di Budapest. E' una dei pochi italiani - in tutto 5, si sono incontrati strada facendo - che ha preso l'auto è si è unita al convoglio umanitario che da Vienna ha attraversato la frontiera ungherese e si è diretto verso l'epicentro della crisi e aiutare i migranti rimasti bloccati a raggiungere l'Austria. Un gesto, più "simbolico e politico" che "pratico", per (forse) forzare il cambiamento. "Perché non ci si può commuovere e basta".

Valeria sa bene che quel che stanno facendo potrebbe avere delle conseguenze anche gravi. Proprio mentre rilascia l'intervista all'ANSA, la polizia ungherese mette in guardia i volontari che rischiano l'accusa "di traffico di esseri umani" nel caso decidessero di trasportare a bordo delle proprie auto i migranti. Da sociologa del Diritto presso la Statale di Milano - ma anche parte del collettivo che ha scritto e prodotto il documentario 'Io sto con la Sposa', che giusto un anno fa veniva presentato alla mostra del cinema di Venezia - è consapevole dei rischi e infatti non è sicura come gli organizzatori dell'iniziativa vorranno muoversi. "Se si ripartirà insieme, parte di un numeroso convoglio impegnato in un'azione di disobbedienza civile - riflette - allora sarà più difficile per la polizia...". In caso contrario, se prevarrà la tesi del rientro alla spicciolata, "sarà da capire come affrontare la situazione". Anche perché i numeri sono imponenti. "Qui - dice - lo scenario è drammatico, anche volendo è chiaro che non potremo portarli indietro tutti".

Tutto vano dunque? Al contrario, il muro del silenzio sta finalmente crollando. "Credo - spiega - che l'Europa in questo momento ci stia chiedendo da che parte stare e credo che sia legittimo farsi carico, da europei, di un'accoglienza differente e non commuoversi e basta". Fuori tempo massimo, tra l'altro, visto che il conflitto in Siria imperversa dal 2011 ma è come se "l'Italia e l'Europa" se ne siano accorti solo oggi. Tanto è vero che la polizia austriaca si è dimostrata "disponibile" nei confronti del corteo - 140 automobili, con equipaggi prevalentemente austriaci - "dirigendo il traffico" e quindi agevolando la partenza. Poi il convoglio si è separato una volta passata la frontiera, con un troncone che si è diretto a Gyor, verso la superstrada dove stanno marciando i migranti, e un altro che ha puntato su Budapest, alla stazione.

Qui, alla fine del viaggio, l'epicentro della crisi di questi giorni. E altre decisioni da prendere, visto le minacciose dichiarazioni della polizia ungherese. Che fare?

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