(ANSA-XINHUA) - ROMA, 29 OTT - I brand dietro il marchio
"Made in Italy", colpiti da mesi di lenta produzione per il
lockdown nazionale in Italia dovuto al coronavirus e al
rallentamento dell'economia mondiale, guardano sempre più verso
Shanghai come via per accelerare la propria ripresa.
Il China International Import Expo (CIIE), in programma a
novembre, è un punto cardine del calendario degli esportatori di
tutto il mondo. Ma quest'anno sta assumendo un livello di
importanza maggiore. L'expo è infatti uno dei pochi importanti
punti di riferimento tra fiere che non sono state costrette a
ridurre la loro durata o a slittare con una nuova collocazione
in calendario.
"Si è perso molto tempo (durante il lockdown) e questo ha
colpito i mercati internazionali di importazione ed esportazione
in maniera drammatica", ha dichiarato a Xinhua Nicola Guerini,
direttore generale di Milano Fashion Institute, aggiungendo che
il CIIE sarà "una delle poche costanti".
Guerini ha affermato che il settore della moda italiano
sfrutterà l'expo come modo per "ripresentarsi" ai consumatori
cinesi dopo le sfide degli ultimi mesi. Ma tanti altri settori
di esportazione italiani saranno presenti, come quello dei
calzaturifici, dei produttori alimentari e di vino, designer di
gioielli, produttori di apparecchiature mediche e di alta
tecnologia.
Secondo Javier Noriega, economista della banca di
investimento Hildebrandt & Ferrar, le esportazioni italiane
dovrebbero aprire la strada alla ripresa dell'Italia che cerca
di emergere da un periodo economicamente di paralisi vissuto
durante il lockdown per il coronavirus.
L'Italia è un esportatore principale tra i Paesi dell'Unione
Europea (UE), ha detto Noriega in un'intervista. "Le
esportazioni sono particolarmente importanti per l'Italia, anche
perché le piccole e medie imprese si sono ritagliate una nicchia
di mercato con i prodotti 'Made in Italy', siano essi
enogastronomici o della moda o di design".
Noriega ha affermato che l'economia italiana è troppo piccola
per consumare internamente tutte le merci prodotte.
"A seconda del settore, l'Italia consuma a livello interno tra
il 10% e il 40% di ciò che produce", ha detto.
"Mentre l'economia cinese è vivace e gli eventi nel Paese
(come il CIIE) rappresentano una grande opportunità per le
aziende per costruire una loro reputazione in Cina o per farsi
conoscere se sono nuove in quel mercato".
L'Italia è stato il primo Paese in Europa duramente colpito
dalla pandemia di coronavirus all'inizio di quest'anno, e il
primo a introdurre il lockdown nazionale a marzo. Tuttavia, la
pandemia resta sotto maggiore controllo in Italia rispetto ad
alcuni altri Paesi europei come Francia e Spagna.
Dai dati dell'Istituto Nazionale di Statistica italiano
(Istat) emerge che le esportazioni italiane in Cina ad agosto
sono cresciute del 4,8% rispetto allo stesso mese dell'anno
precedente, anche se le esportazioni italiane verso i paesi
extra UE nello stesso periodo sono complessivamente diminuite
dell'11,7%.
Questo avviene dopo che le esportazioni dell'Italia verso la
Cina sono aumentate, a luglio, del 14% rispetto allo stesso mese
dell'anno scorso.
Secondo la banca dati Comtrade delle Nazioni Unite sul
commercio internazionale, l'Italia nel 2019 ha esportato in Cina
merci per un valore complessivo di 14,54 miliardi di dollari.
Stando ai dati Istat, lo scorso anno le esportazioni italiane
verso la Cina hanno rappresentato il 2,7% del totale degli
scambi con l'estero dell'Italia.
Nella sua relazione annuale "Cina 2020", il Centro Studi per
I'Impresa della Fondazione Italia Cina (CeSIF) ha scritto che
"la Cina è centrale nelle strategie di rilancio delle società
esportatrici dopo la COVID-19" perché sebbene la sua economia
sia rallentata a causa della pandemia, la sua crescita sarà
ancora superiore a quella di altri Paesi. (ANSA-XINHUA).
Responsabilità editoriale Xinhua.