Prosegue, inarrestabile, il declino
della popolazione giapponese a fronte della crisi demografica
che si protrae ormai da decenni. Secondo i dato governativi, nel
2023 il numero dei nuovi nati è sceso del 5,1%, al minimo
storico rispetto all'anno precedente, a quota 758.631. Un
fattore che ha provocato una riduzione della popolazione di
quasi 832mila unità, compresi gli stranieri: si tratta del
margine più ampio mai registrato. Un saldo negativo causato da
un numero record di decessi, 1.590.500 rivelano i dati, mentre i
matrimoni confermano la tendenza ribassista, scendendo al
livello più basso dalla fine della Seconda guerra mondiale, al
di sotto delle 500mila unioni; complice anche la pandemia da
Coronavirus.
Secondo i sociologi il rapido declino delle nascite è da
attribuire principalmente alle sempre più frequenti decisioni di
convolare a nozze in età avanzata, e alle scelte delle persone
di rimanere single. Il premier Fumio Kishida ha definito il
periodo da qui al 2030 "l'ultima possibilità di invertire la
tendenza". Le misure fin qui adottate dall'esecutivo, tuttavia,
non sono servite a contrastare il calo delle nascite. Le nascite
in Giappone sono aumentate considerevolmente nel dopoguerra, il
periodo conosciuto come 'baby boom', con più di 2,69 milioni di
bambini nati nel 1947, stabilendo un record. Il numero è poi
calato, per poi crescere nuovamente durante il secondo baby boom
dal 1971 al 1974. Nel 1973 le nascite hanno superato nuovamente
i 2 milioni, per poi iniziare un costante declino fino al 2016,
quando i nuovi nati scesero per la prima volta sotto il milione.
L'Istituto nazionale di ricerca sulla popolazione l'anno scorso
ha stimato che il numero di nascite si sarebbe assestato sotto i
760.000 a partire dal 2035. Una dinamica che invece è stata
anticipata di oltre 10 anni.
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