Il regista premio Oscar di
"Parasite", Bong Joon-ho, e altre star sudcoreane hanno chiesto
un'indagine sul comportamento della polizia e dei media nei
giorni precedenti la morte dell'attore Lee Sun-kyun. "Esortiamo
le autorità a condurre un'indagine approfondita per determinare
se ci siano state delle falle nella sicurezza delle indagini
della polizia", ha dichiarato Bong durante una conferenza stampa
a cui hanno partecipato registi sudcoreani e personalità del
settore. Ha aggiunto che le autorità dovevano esaminare "se
eventuali divulgazioni non autorizzate" provenissero da
funzionari di polizia coinvolti nell'indagine che comunicavano
in modo inappropriato con i media.
Bong Joon-ho ha letto una dichiarazione firmata da una
trentina di organizzazioni dell'industria dell'intrattenimento
sudcoreana, tra cui festival cinematografici, sindacati degli
attori e la locale corporazione degli sceneggiatori. Famoso in
tutto il mondo per il suo ruolo in "Parasite", Lee Sun-kyun, 48
anni, è stato trovato morto in un'auto a Seoul il mese scorso
mentre era indagato dalle autorità per presunto uso di cannabis
e altre droghe psicotrope.
Dopo la sua morte, la polizia è stata sospettata di essere
dietro la fuga di documenti riservati che ha scatenato una
frenetica copertura mediatica e un'ondata di contenuti dannosi
sui social network. Un tempo elogiato per la sua immagine sana,
la reputazione di Lee è stata macchiata dall'indagine su di lui
quando è diventata pubblica. In un paese molto severo in
materia, lo scandalo lo ha privato di contratti pubblicitari e
di apparizioni televisive e cinematografiche, con una perdita di
guadagni stimata in dieci miliardi di won (7 milioni di euro)
dalla stampa sudcoreana.
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