Un famoso caso di stupro, che
ebbe come vittima Bilkis Bano, una donna violentata e costretta
ad assistere al massacro di 14 dei suoi familiari durante le
violenze antimusulmane del 2002 in Gujarat, è tornato
d'attualità in India. Due giorni fa, mentre il Paese celebrava
il 75esimo anniversario dell'Indipendenza, gli undici uomini
della gang, che erano stati condannati al carcere a vita 15 anni
fa perché riconosciuti autori del crimine, sono stati liberati.
I video che li mostrano fuori dal carcere di Godhra,
circondati dai familiari che li festeggiano con pasticcini e
inchinandosi ai loro piedi, nel tipico gesto di rispetto, hanno
suscitato un'ondata di indignazione. Il provvedimento è stato
preso da una commissione speciale istituita dallo Stato del
Gujarat per esaminare la richiesta di grazia; un portavoce del
governo dello Stato, guidato dal Bjp, ha ricordato che la legge
prevede che dopo 14 anni di buona condotta la condanna a vita
venga considerata espiata.
Le associazioni femministe, quelle dei familiari delle
vittime delle violenze e molti giuristi hanno criticato la
concessione della libertà, sostenendo che viola le leggi
federali, quelle dello stesso Gujarat, e che di consuetudine, in
India, ai condannati per reati di questa entità non si applica
nessuna grazia.
Bilkis Bano, la vittima che si batté pubblicamente per avere
giustizia sostenuta dal marito e da molte associazioni della
società civile si è dichiarata "incredula e scioccata" dalla
scarcerazione.
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