I casi di Covid-19 a Shanghai
raddoppiano in un solo giorno e salgono ai massimi da fine
maggio alimentando le paure di nuovi lockdown, mentre a Pechino
scatta dall'11 luglio l'obbligo della vaccinazione obbligatoria
per l'ingresso nei luoghi e diventa la prima città cinese ad
adottare un misura del genere.
L'hub finanziario della Cina ha reso noto che ieri sono state
accertate 54 infezioni a trasmissione locale, di cui due
rilevate al di fuori della quarantena. La città, che conta circa
26 milioni di residenti, ha già aumentato i suoi test di massa,
con 10 distretti (più alcune aree di altri due) sul totale di 16
che hanno in corso un ciclo di tre giorni di tamponi all'acido
nucleico.
A Pechino, la decisione sul vaccino obbligatorio è stata
annunciata dal vice direttore della Commissione sanitaria
municipale Li Ang, tra le misure che la capitale intende
adottare per la prevenzione e il controllo della pandemia. La
nota, diffusa online, non precisa se chi ha ricevuto il vaccino
anti-Covid all'estero sia da considerare immunizzato dato che la
Cina non riconosce i sieri stranieri.
La municipalità, inoltre, ha invitato gli anziani, la
categoria più a rischio, a completare il prima possibile la
piena copertura vaccinale. La nuova direttiva giunge mentre la
Cina è alle prese con la nuova sottovariante Omicron del virus,
che preoccupa Shanghai (già sottoposta fino agli inizi di giugno
a due mesi di rigido lockdown) e che ha causato finora
restrizioni per milioni di residenti a Xi'an, capoluogo dello
Shaanxi.
A livello nazionale, i nuovi casi emersi mercoledì a
trasmissione domestica sono stati 338 (erano 322 martedì), di
cui 94 confermati e comprensivi dei 39 dell'Anhui e dei 32 di
Shanghai. Secondo i dati aggiornati della Commissione sanitaria
nazionale, gli asintomatici si sono attestati a quota 244,
rilevati nel complesso in 10 province e regioni.
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