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Afghanistan, i talebani si vendicano sui civili nel Panshir

Blinken primo sotto torchio al Congresso americano per Kabul. Onu: per fornire aiuti è fondamentale parlare con le autorità de facto del Paese. Biden all'assemblea delle Nazioni Unite il 21 settembre

Ogni giorno che passa i talebani, tornati al potere tra promesse di amnistia e moderazione, mostrano il loro vero volto, del tutto simile a quello degli anni Novanta: violento, spietato, oscurantista. A Kabul hanno appena vietato gli argomenti contrari alla Sharia dai programmi universitari, ma in queste ore è nella valle del Panshir che si consuma la loro vendetta contro la sparuta e inadeguata resistenza, guidata da Ahmad Massoud, figlio del più leggendario 'Leone', che ha cercato di dar loro filo da torcere: secondo la Bbc, i sedicenti studenti del Corano hanno ucciso almeno 20 civili nella valle dopo averne ripreso il controllo la settimana scorsa e issato la bandiera dell'Emirato islamico. Secondo fonti dell'emittente britannica, i tagliagole del nuovo governo si sono scagliati anche contro un semplice commerciante, Abdul Sami, padre di due bambini. Di fronte all'avanzata dei talebani l'uomo aveva deciso di non fuggire: "Sono solo un povero negoziante e non ho niente a che fare con la guerra", avrebbe detto. Poi però è stato arrestato con l'accusa di aver venduto delle sim card ai combattenti della resistenza e giorni dopo il suo corpo martoriato dalle torture è stato scaricato di fronte a casa sua. Ma è sempre con i talebani che bisogna parlare se si vuole aiutare il resto degli afghani a sopravvivere. E' l'amara ma necessaria constatazione fatta anche dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres alla conferenza dei donatori che si è tenuta a Ginevra, con l'obiettivo di raccogliere almeno 600 milioni di dollari da destinare agli aiuti umanitari. A fine giornata il capo del Palazzo di Vetro, che aveva lanciato un appello alla comunità internazionale affinché si dimostrasse solidale con il popolo afghano, si è mostrato più che ottimista: "Abbiamo ricevuto promesse fino a un miliardo di dollari", ha dichiarato in conferenza stampa. La stessa Onu destinerà 20 milioni dal suo fondo d'emergenza per sostenere 11 milioni di afghani (su una popolazione di 38 milioni), mentre gli Stati Uniti hanno annunciato lo stanziamento di quasi 64 milioni. Anche l'Italia, presente in videoconferenza con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ha ribadito "l'impegno a svolgere un ruolo attivo nel sostegno al popolo afghano, anche nella sua veste di presidente del G20", sottolineando che i fondi italiani saranno destinati ad agenzie Onu e ong. L'urgenza rivelata da tutti a Ginevra, da Guterres come da Di Maio, è che "occorre agire ora per prevenire il collasso economico" dell'Afghanistan, "con il rischio - ha messo in guardia il titolare della Farnesina - di nuovi flussi migratori". Dal canto loro, i talebani si sono impegnati nero su bianco, in una lettera consegnata la settimana scorsa a Kabul al vicesegretario generale Onu per gli affari umanitari, Martin Griffiths, a garantire un accesso sicuro agli aiuti internazionali, a proteggere la vita degli operatori umanitari e a non entrare nelle basi delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni. L'ennesima promessa del nuovo corso talebano, da prendere con la cautela ormai d'obbligo. Intanto un aereo della compagnia pachistana Pia è atterrato oggi all'aeroporto di Kabul: è il primo volo commerciale internazionale a posarsi sulle piste dello scalo afghano dal 15 agosto scorso, quando gli estremisti hanno ripreso il potere nella capitale.

Resa dei conti sull'Afghanistan al Congresso Usa, dove il segretario di stato Antony Blinken è il primo esponente dell'amministrazione Biden ad essere messo sotto torchio per il caotico ritiro da Kabul, lunedì davanti alla commissione esteri della Camera e martedì davanti a quella del Senato. Una deposizione che apre una lunga serie di udienze programmate dai parlamentari repubblicani e democratici per far luce sulle ombre che gravano sulla conclusione della missione americana in quel Paese ma pure su due decenni di aiuti militari ed economici cancellati dal ritorno dei talebani al potere. Una passerella che rischia di minare ulteriormente l'immagine del presidente, che nonostante le polemiche ha difeso strenuamente la sua decisione di mettere fine alla più lunga guerra americana, definendo le operazioni di evacuazione un "grande successo" e sostenendo che il caos "era inevitabile". Ma le audizioni potrebbero essere anche un campo di battaglia più ampio, per un "processo" alla politica fallimentare dei suoi predecessori in quel Paese, da George W. Bush a Barack Obama e Donald Trump, anche se Joe Biden rischia di fare da capro espiatorio per tutti. Alcuni repubblicani avevano già chiesto le sue dimissioni o il suo impeachment, come pure per la sua vice Kamala Harris e per lo stesso Blinken. Nel mirino dei parlamentari ci sono i nomi di tutti coloro che compongono il suo team per la sicurezza nazionale, ancora loro in attesa di essere convocati: da Jack Sullivan al segretario alla difesa Lloyd Austin e al capo di stato maggiore delle forze armate Mark Milley, che più di altri soffrono l'onta del ritiro da incubo delle truppe Usa da Kabul, con gli ultimi 13 marines morti nell'attentato kamikaze davanti all'ingresso dell'aeroporto Hamid Karzai. I membri del Congresso hanno preparato una lunga lista di domande sul rapido collasso del governo e dell'esercito afghani, sulle difficoltà nell'evacuazione di oltre 142 mila persone e sulle prospettive per gli americani e gli afghani alleati rimasti nel Paese. I repubblicani puntano il dito sul ritiro, chiedendo perché sono state ritirate le truppe prima delle evacuazioni, perché è stata abbandonata la base di Bagram, perché il governo non ha siglato accordi con i Paesi confinanti per la sorveglianza aerea e le azioni anti terrorismo, cosa è successo all' aeroporto di Kabul nei giorni finali. I dem invece si concentrano sui 20 anni di guerra in Afghanistan, nel timore che i rivali trasformino le audizioni in uno show per addossare su Biden tutti gli errori di questo lungo periodo. Dimenticando che il Grand Old Party aveva appoggiato la decisione di Trump per un ritiro ancora più rapido.

Joe Biden sara' il 21 settembre all'Onu per l'assemblea generale delle Nazioni Unite, dove terra' un intervento in persona. Lo rende noto la Casa Bianca.

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