Quattro mesi dopo lo svolgimento
delle elezioni presidenziali e legislative vinte dal Movimento
al socialismo (Mas) dell'ex presidente Evo Morales, la Bolivia
torna domani alle urne per le elezioni amministrative che
riguardano la scelta di governatori dei nove dipartimenti, i
membri delle Assemblee dipartimentali e i sindaci dei 336 comuni
boliviani. In tutto, si tratta della designazione di circa 5.000
autorità regionali.
Dall'ottobre 2019, quando profonde tensioni politiche
portarono all'annullamento delle elezioni presidenziali vinte da
Morales, al suo esilio prima in Messico e poi in Argentina, e
all'insediamento della presidente ad interim Jeanine Áñez, la
Bolivia ha vissuto un periodo di grandi turbolenze.
Dopo il voto di ottobre 2020, quello di domani, che è
obbligatorio e riguarda 7,1 milioni di aventi diritto ed è stato
rinviato di oltre un anno per la crisi politica, permetterà di
completare il ristabilimento dell'ordine costituzionale
boliviano.
Dando il benvenuto alle missioni di osservatori
internazionali, il presidente del Tribunale supremo elettorale
(Tse), Salvador Romero, ha assicurato che "stiamo garantendo lo
svolgimento di un atto democratico trasparente e sostenuto dalle
più avanzate misure di biosicurezza". In questo modo, ha
concluso, "la cittadinanza ed i candidati possono essere certi
che i risultati rifletteranno pienamente la volontà espressa
nelle urne".
Oltre al Mas, i partiti che presentano candidati in tutti o
quasi i dipartimenti sono il Frente para la Victoria, l'Unidad
Civica Solidaridad, il Partido de Acción Nacional Boliviano,
Comunidad Ciudadana dell'ex presidente Carlos Mesa, e il
Movimiento Tercer Sistema.
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