(ANSA) - RABAT, 31 MAR - Shock e indignazione in Marocco dopo
che il tribunale ha condannato a due anni di prigione tre
pedofili stupratori, oltre a un'ammenda di 50mila dirham, pari a
circa 5mila euro. Secondo l'articolo 486 del codice penale
marocchino, la pena per lo stupro di un minore di 18 anni è la
reclusione da 10 a 20 anni.
La vittima, 11 anni all'epoca dei fatti, dopo essere stata
violentata ripetutamente è stata anche minacciata di morte, con
tutta la famiglia. Oggi che ha 13 anni e vive in un piccolo
villaggio del Nord, Fatima - nome di fantasia - è madre di un
bambino che il test del DNA nel corso del processo, ha
confermato essere il figlio di uno degli stupratori. I tre
uomini sono stati identificati dai media: hanno età compresa tra
i 30 e i 40 anni, sono padri di famiglia e uno di loro è vicino
di casa della piccola vittima.
La sentenza di condanna dei tre imputati è stata pubblicata
il 20 marzo scorso. L'ondata di indignazione che ne è seguita
non smette di crescere. Il caso richiama alla memoria la storia
di Kadija la ragazza di 17 anni, che nel 2018 fu rapita,
segregata e violentata ripetutamente da un gruppo di ragazzi,
vicino Casablanca.
Ci sono lettere di sociologi, pubblicate dai principali
quotidiani, che denunciano la "normalizzazione di una cultura
dello stupro e dell'impunità" da parte del tribunale. Il
ministro della Giustizia, Abdellatif Ouabi, impegnato in questi
mesi in un enorme lavoro di riforma del codice penale, è stato
sommerso dalle critiche e dagli insulti. Nel suo programma
vorrebbe depenalizzare le relazioni di convivenza fuori dal
matrimonio, per esempio, e anche la rottura del digiuno in
pubblico, durante il Ramadan. "È uno scandalo - si legge su
Twitter - cominci piuttosto a far applicare la legge". (ANSA).