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Pena di morte e minacce L'Iran non si ferma

Fatwa contro la direzione di Charlie Heddo: 'Pensate a Rusjdie....'. Dure punizioni per le donne che non portano il velo fino al licenziamento e alla reclusione

Capo Pasdaran minaccia di morte direzione di Charlie Hebdo. 'Pensate a Rushdie', colpito da fatwa e accoltellato anni dopo
I musulmani prima o poi si vendicheranno dei responsabili di Charlie Hebdo per aver pubblicato vignette che prendono in giro il leader Ali Khamenei: lo ha detto martedì il comandante delle Guardie rivoluzionarie Hossein Salami, aggiungendo minaccioso: "Puoi arrestare i vendicatori ma non puoi resuscitare i morti". "Questi individui francesi pensino al destino di Salman Rushdie", l'autore dei 'Versetti satanici', ha aggiunto. Contro di lui il defunto leader iraniano Ruhollah Khomeini emise nel 1989 una Fatwa per aver insultato il profeta Maometto. Nell'agosto 2022, Rushdie è stato accoltellato e gravemente ferito a New York.

 

Dure punizioni per chi non porta il velo, l'Iran non cede.  Il vice procuratore di Stato Abdolsamad Khorramabadi è intevenuto alla tv di Stato per assicurare che "le donne che non osservano il velo obbligatorio e si trovano senza hijab in luoghi pubblici commettono un crimine evidente e la polizia è incaricata di affrontare duramente e arrestare chi non rispetta la legge e di segnalarle alla Magistratura". "A partire dagli ordini del Capo della Magistratura e del procuratore di Stato, i giudici dovrebbero condannare le persone che non rispettano la legge a punizioni complementari oltre a multarle per prendere misure preventive serie contro questo problema", ha sottolineato Khorramabadi. L'ordine della Magistratura riguarda anche chi non si copre completamente i capelli. Secondo il codice penale islamico in Iran, le donne che non portano il velo devono essere condannate alla reclusione da 10 giorni a 2 mesi, pena che può essere sostituita da una multa, l'esilio, il divieto di essere assunte, il licenziamento, il divieto di fare parte di partiti politici o organizzazioni, il divieto di lasciare il Paese o l'obbligo di svolgere lavori pubblici senza essere pagate. La punizione per le donne che provocano altre convincendole a non portare il velo può essere più severa e comprende anche la detenzione per 10 anni.

L'accusa dell'Onu. "L'utilizzo come arma delle procedure penali per punire le persone che esercitano i loro diritti fondamentali, come coloro che partecipano o organizzano manifestazioni, equivale a un omicidio " dello Stato. Così il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani Türk proprio nel giorno in cui l'ong con 'Iran Human Rights' denuncia il fatto che 109 persone, arrestate durante le dimostrazioni anti governative in corso da quasi 4 mesi nel Paese, rischiano di essere condannate a morte o giustiziate se la pena capitale per loro è già emessa.

La ong sottolinea inoltre che il numero potrebbe essere anche maggiore perché le autorità di Teheran esercitano pressioni sulle famiglie dei condannati affinché non rendano pubbliche le loro vicende. Nella lista pubblicata dalla ong, la maggior parte delle persone hanno tra i 20 e i 30 anni e alcuni sono minorenni

Sono 88 i giornalisti arrestati in Iran dopo il 16 settembre, quando sono iniziate le proteste anti governative ancora in corso, esplose in seguito alla morte della 22enne Mahsa Amini che ha perso la vita dopo essere stata arrestata perché non portava il velo in modo corretto. Lo fa sapere la ong con sede a New York 'Committee to Protect Journalists' (Cpj) che ieri ha aggiornato il suo rapporto suoi reporter arrestati basato su fonti all'interno del Paese. "La repressione ha portato l'Iran a diventare il peggiore carceriere di giornalisti al mondo nel censimento di Cpj del 2022", fa sapere la ong.

Intanto Teheran ha fatto sapere che l'esecuzione di due manifestanti arrestati e già condannati a morte, il 22enne Mohammad Ghobadlou e il 19enne Mohammad Boroughani, non è ancora stata programmata. A renderlo noto è stata l'agenzia della Magistratura iraniana, Mizan. "L'esecuzione della condanna a morte di Ghobadlou, accusato di avere ucciso un agente di polizia, e di Boroughani, accusato di avere un coltello e di avere incendiato l'edificio di una prefettura durante le dimostrazioni, è stata fermata per 'procedimenti legali incompleti'", ha fatto sapere Mizan. Ieri mattina, molte persone, compresi i familiari dei condannati, si erano radunate davanti al carcere di Rajaeishahr a Karaj dopo che si era diffusa la notizia del trasferimento dei due giovani in celle di isolamento per essere successivamente impiccati in pubblico. L'avvocato di Ghobadlou ha fatto sapere ieri di avere richiesto la ripresa dei procedimenti legali in modo tale che l'esecuzione venga fermata.   

 

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