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Libia: allarme Onu, 284 civili morti nel 2019. Non è in alcun modo un porto sicuro

L'organizzazione delle nazioni unite: 'Preoccupati per il deterioramento dei diritti umani'

 "Siamo preoccupati per il deterioramento della situazione dei diritti umani in Libia, compreso l'impatto del conflitto in corso sui civili, gli attacchi contro i difensori dei diritti umani e i giornalisti, per il trattamento di migranti e rifugiati, le condizioni di detenzione e l'impunità". E' quanto si legge in un comunicato firmato dal portavoce dell'Ufficio dell'Alto Commissariato dell'Onu per i diritti Umani (Ohchr), Rupert Colville.

"Nel 2019, il nostro ufficio insieme alla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha finora documentato almeno 284 morti civili e 363 feriti a seguito del conflitto armato in Libia, con un aumento di oltre un quarto del numero di vittime registrato nello stesso periodo dell'anno scorso", si legge nella nota sul sito dell'Ohchr, che prosegue precisando che "gli attacchi aerei sono stati la principale causa di vittime civili, con un bilancio di 182 morti e 212 feriti, seguiti da combattimenti sul terreno, ordigni esplosivi improvvisati, rapimenti". 

"Tra gennaio e novembre, oltre 8.600 migranti sono stati intercettati in mare dalla Guardia costiera libica e riportati in Libia, che ovviamente non può essere considerato in nessun modo come un porto sicuro per lo sbarco", denuncia ancora l'Onu.

Migranti e rifugiati in Libia "continuano a essere regolarmente sottoposti a violazioni e abusi", ha detto ancora l'Onu.

"Noi avevamo chiesto le armi a tanti Paesi, inclusa l'Italia, che pure ha diritto di scegliere la politica che più le aggrada e con cui i rapporti restano comunque ottimi. Da Roma, in verità, non sono mai giunte risposte ufficiali", ha detto il premier libico Fayez Sarraj parlando con il Corriere della Sera delle armi fornite dalla Turchia.

"Alla luce dell'attuale escalation in Libia, soprattutto attorno a Tripoli, l'Unione europea reitera il suo appello a tutte le parti libiche perché cessino tutte le azioni militari e ricomincino il dialogo politico". "Tutti i membri della comunità internazionale dovrebbero osservare e rispettare l'embargo sulle armi dell'Onu". Così in una nota il portavoce dell'Alto rappresentante dell'Ue, Joseph Borrell. 

 

"Con Di Maio abbiamo avuto un ricco scambio d'opinioni. Quanto invece alla sua tappa a Bengasi dal nostro aggressore e Tobruk non ho visto alcuna sostanza, ha aggiunto.
   

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