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Battaglia a Tripoli assediata dai ribelli. L'Italia esclude l'intervento in Libia

Salvini: 'In contatto con italiani'. Quattrocento detenuti evasi approfittando dei combattimenti

Libia nel caos. I ribelli avanzano, si combatte a 6 chilometri da Tripoli. Detenuti in fuga dalle carceri. Il premier Serraj chiede aiuto a Misurata. L'Italia intanto esclude un intervento doi forze speciali. Salvini attacca la Francia per la situazione nel Paese: 'La Libia non è più un porto sicuro? Chiedete a parigi', dice il vicepremier. Gli italiani a Tripoli per ora non si sentono in pericolo, ma c'è il rischio escalation.

"Escludo interventi militari che non risolvono nulla. E questo dovrebbero capirlo anche altri", ha detto il vicepresidente e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, lasciando Palazzo Chigi. "L'Italia - ha aggiunto - deve essere la protagonista della pacificazione in Libia. Le incursioni di altri che hanno altri interessi non devono prevalere sul bene comune che è la pace". "Sono preoccupato. Penso che dietro ci sia qualcuno. Qualcuno - ha aggiunto - che ha fatto una guerra che non si doveva fare, che convoca elezioni senza sentire gli alleati e le fazioni locali, qualcuno che è andato a fare forzature, a esportare la democrazia, cose che non funzionano mai. Spero - ha concluso - che il cessate il fuoco arrivi subito". "Sono in contatto diretto con i nostri uomini - aveva detto Salvini ai microfoni di Radio 24 -: militari, diplomatici, addetti dell'Eni che in Libia vivono rischi portati da un intervento militare senza senso". 

Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ribadisce il "pieno sostegno italiano alle legittime istituzioni libiche e al piano d'azione dell'Onu". "L'Italia - afferma in una nota - condanna gli episodi di violenza e invita tutte le parti ad una soluzione pacifica e negoziata". Moavero ha parlato al telefono con il rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu per la Libia, Ghassan Salameh.

"Violenti scontri fra la 7/a Brigata e la sicurezza centrale" nell'area Abu Salim, ha riferito un tweet dell'emittente Al Ahrar citando una "fonte della sicurezza" e riferendosi alla milizia ribelle che sta attaccando Tripoli e ad una (detta "Ghenewa") che la sta affrontando in un zona a meno di 6 km in linea d'aria da Piazza dei Martiri, il centro della capitale libica, situato sul Mare.

Intanto è di 47 morti e 129 feriti in 8 giorni l'ultimo bilancio diffuso dal ministero della Salute libico, degli scontri tra milizie armate nella capitale Tripoli. Lo riferisce la Missione dell'Onu in Libia, Unsmil, in una nota invitando inoltre "le varie parti interessate dal conflitto a un incontro allargato per martedì a mezzogiorno in un luogo che verrà annunciato in seguito", dopo i sanguinosi scontri arnati degli ultimi giorni. L'Unsmil scrive che "sulla base delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza e dell'offerta del Segretario generale delle Nazioni Unite di mediare tra le varie parti libiche" si invita a "tenere un dialogo urgente sull'attuale situazione della sicurezza a Tripoli". 

Il Consiglio Presidenziale del premier Fayez al Sarraj ha dato mandato alla milizia Forza Anti Terrrorismo di Misurata, guidata dal generale Mohammed Al Zain, di entrare nella capitale per organizzare un nuovo cessate il fuoco e far terminare le violenze nella periferia sud della capitale.

Questo dopo un'altra giornata difficile, ieri, con scontri generalizzati tra varie milizie nella zona sud di Tripoli, in particolare ad Ain Zara e Abu Selim, che hanno fatto registrare la morte di due persone nel distretto di Al Falah, all'interno di un campo profughi per gli sfollati interni di Tawergha. Sono circa 400 i detenuti che sono riusciti ad evadere da un carcere alle porte di Tripoli approfittando dei combattimenti in corso da una settimana tra milizie rivali. Lo ha detto la polizia libica. I detenuti hanno forzato le porte della prigione di Ain Zara, a sud della capitale, e sono fuggiti dopo aver sopraffatto le guardie che cercavano di fermarli.

"Chiediamo a tutte le parti in Libia di cessare immediatamente le ostilità. Non c'é soluzione militare per la situazione in Libia, solo politica". Così un portavoce della Commissione europea, che aggiunge: "l'escalation della violenza sta minando una situazione che è già fragile. La violenza porterà solo altra violenza a svantaggio dei libici".

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