I toni sono stati cortesi, i sorrisi diretti ai fotografi prolungati, il riferimento ad un'alleanza storica e cruciale messo puntualmente per iscritto. L'incontro tra Ursula von der Leyen e JD Vance, tuttavia, non ha affatto sciolto il nodo dei dazi che sta portando Ue e Usa ad una probabile guerra commerciale.
Si è trattato del primo incontro ad altissimo livello tra la Commissione e l'amministrazione Trump. E il clima che lo ha preceduto è stato incandescente. Il presidente americano, infatti, con il consueto ordine esecutivo ha concretizzato la sua minaccia di dazi al 25% per l'acciaio e l'alluminio europei, innescando una veemente reazione di Bruxelles. "Scateneremo contromisure ferme e proporzionate", ha sottolineato von der Leyen proprio mentre si trovava a Parigi per partecipare, assieme a Vance, al vertice sull'IA voluto da Emmanuel Macron.
L'incontro tra di due, che ha avuto luogo dopo il summit del Grand Palais e con la partecipazione dell'alto rappresentante Kaja Kallas, ha ammorbidito solo parzialmente lo scontro. Dalle parti della Commissione si sta cementando una sensazione: la temuta imprevedibilità di Trump, in questo suo secondo mandato, non ha limiti. E non sembra esserlo neppure l'alleanza transatlantica.
Il problema, per von der Leyen, è che la Commissione non può permettersi i rapidi scatti in avanti dell'inquilino della Casa Bianca. I dossier legati alle relazioni commerciali sono sì di competenza di Palazzo Berlaymont, ma non è possibile bypassare gli Stati membri. Anche perché c'è un rischio, ben presente all'esecutivo Ue: che attraverso accordi bilaterali Trump differenzi i suoi dazi a seconda dell'interlocutore europeo, portando l'Europa a dolorose spaccature.
Non è un caso, quindi, che la presidenza polacca abbia preso l'iniziativa di convocare una riunione dei ministri del Commercio dei 27, in videocall, per mercoledì pomeriggio. "E' un momento difficile, serve una risposta equilibrata", ha spiegato Donald Tusk, a capo di un Paese - la Polonia - che spinge per evitare il muro contro muro nei confronti di Washington.
Una guerra, invero, nessuno la vuole neanche nella Commissione. L'obiettivo di von der Leyen è ridurre al minimo i possibili fronti con Trump, visti anche quelli già aperti della Nato e dell'Ucraina. Da qui al 12 marzo, quando secondo l'ordine esecutivo americano i dazi su acciaio e alluminio entreranno in vigore, Bruxelles - come peraltro ha sottolineato anche Londra - tenterà comunque la carta del dialogo.
Uno spiraglio apertosi nel corso del colloquio tra von der Leyen e Vance potrebbe essere offerto dall'energia, considerata dai due interlocutori "un'area economica di reciproco interesse". Tradotto: l'Ue potrebbe andare incontro ai diktat trumpiani comprando più gas dagli Usa. Il punto è che il tycoon potrebbe non fermarsi e ha già annunciato di considerare tariffe aggiuntive su auto, prodotti farmaceutici e chip per computer.
Anche per questo una risposta - nell'alveo delle regole del Wto, viene sottolineato - sembra inevitabile e potrebbe interessare prodotti come bourbon, barche a motore e Harley-Davidson, così come accadde nel 2018, nel primo mandato di Trump.
Nel frattempo l'industria dell'acciaio ha già quantificato in 3,7 milioni di tonnellate la perdita nell'export con i dazi di Trump. Una perdita che "non può essere compensata" e che si inserisce in un "contesto di mercato già disastroso", è stato l'allarme lanciato dalla siderurgia europea.
La questione dazi ha investito anche l'Eurocamera, dove il problema è tutto politico. Con Fratelli d'Italia alla faticosa ricerca di un equilibrio tra l'essere sotto attacco commerciale e l'essere, al tempo stesso, alleati di chi li sta attaccando. E i Patrioti, invece, pronti a rivendicare un trumpismo tutto anti-europeista.
"Usa e Cina difendono i loro interessi, l'Ue no", è stato l'attacco del gruppo delle estreme destre, prontamente finito nel mirino di Socialisti e Liberali. Oltreoceano, invece, l'account della missione Ue in Usa affidava ad un emoji, su X, il commento forse più sincero di quanto sta accadendo: una faccina triste, senza alcuna parola in aggiunta.
Scholz: 'No ai dazi, costano benessere a entrambe le parti'
"Spero che la strada sbagliata dei dazi e dei contro-dazi ci sia risparmiata. Alla fine, le guerre commerciali costano sempre benessere a entrambi i lati". Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, parlando al Bundestag, per l'ultima volta nella legislatura in chiusura.
Sánchez:'Noi con l'Ue se altri iniziano una guerra commerciale'
"Una guerra commerciale non sarebbe vantaggiosa per nessuno. Ma se altri la iniziano, il governo spagnolo appoggerà l'Unione Europea": lo ha detto il premier iberico, Pedro Sánchez, parlando ai parlamentari del Partito Socialista (Psoe), di cui è leader. "Sosterremo gli interessi europei, che sono gli interessi della Spagna. Di lavoratori e industria spagnoli. Resta da capire cosa faranno neoliberali ed estrema destra", ha aggiunto Sánchez.
Costa: 'Sostegno alla risposta Ue sui dazi, l'Europa è unita'
"Sostengo pienamente la Commissione Ue nel garantire una risposta ferma e proporzionata alle tariffe ingiustificate. L'Ue è unita nel difendere gli interessi delle sue imprese, dei suoi lavoratori e dei suoi cittadini. Siamo un partner affidabile e solido. Continueremo a lottare per un commercio globale equo." Lo scrive su X il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa.
Patrioti: 'Trump e Cina difendono i loro interessi, l'Ue no'
"La Commissione non era pronta sui dazi di Trump, come non era pronta per la crisi energetica e la concorrenza sleale della Cina. Magari farà un piano ambizioso che però nessuno seguirà: gli altri, la Cina e gli Usa, difendono i loro interessi e noi invece ragioniamo su un piano sul commercio etico per il mercato delle banane". Lo ha detto l'europarlamentare ceca del gruppo dei Patrioti, Klara Dostalova, parlando al Parlamento europeo sul tema dei dazi.
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