Il presidente del Parlamento georgiano, Shalva Papuashvili, ha firmato e promulgato una legge che mette al bando la cosiddetta 'propaganda Lgbt', sul modello di quella già in vigore in Russia. Un altro passo sul cammino che il Paese sembra aver intrapreso in direzione conservatrice e filo-russa, in vista delle elezioni legislative in programma il 26 ottobre.
Con la firma di Papuashvili, del partito di governo Sogno Georgiano, la legge entra in vigore nonostante la contrarietà manifestata dalla presidente filo-occidentale Salome Zourabichvili, ormai da tempo in rotta con la maggioranza parlamentare, che aveva rifiutato di ratificarla.
La normativa segue di qualche mese un'altra adottata in primavera sulle cosiddette 'influenze straniere', anch'essa simile ad una già in vigore in Russia, varata nonostante grandi manifestazioni di protesta nelle strade e nelle piazze di Tbilisi.
La legge promulgata oggi vieta quella che viene definita "la propaganda delle relazioni omosessuali e dell'incesto" nelle scuole e nelle trasmissioni televisive, e rende illegali le operazioni per il cambio di sesso e le adozioni da parte degli omosessuali.
Inoltre, vengono messe al bando le manifestazioni a favore delle idee Lgbt. La normativa è stata approvata in settembre in un voto boicottato dalle opposizioni e contestata dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani, a partire dalla formulazione che mette sullo stesso piano omosessualità e incesto.
Secondo il presidente del Parlamento, invece, la legge è "basata sul buon senso, l'esperienza storica e i valori cristiani, georgiani ed europei che sono rimasti forti attraverso i secoli". Quanto al rifiuto della Zourabichvili di firmarla, Papuashvili ha affermato che ciò non è una sorpresa, perché ormai da tempo la presidente è diventata "la leader dell'opposizione".
Ufficialmente il governo georgiano continua a perseguire una linea per l'ingresso nella Ue e nella Nato, ma le opposizioni denunciano una deriva autoritaria e una presunta volontà di riavvicinamento alla Russia, con la quale la Georgia ha combattuto una breve guerra nell'estate del 2008. Gli Stati Uniti e l'Unione europea hanno duramente criticato le nuove leggi e Bruxelles ha avvertito che esse potranno avere "importanti ripercussioni" sul processo di integrazione della Georgia. Gli Usa hanno adottato sanzioni nei confronti di 60 georgiani, giudicandoli colpevoli di violazioni dei diritti umani nell'ambito della repressione delle manifestazioni di piazza.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA