Gli Stati Uniti temono più che mai un'escalation in Medio Oriente. Mentre all'Onu si lavora freneticamente per evitare la catastrofe in Libano, la Casa Bianca si è detta "molto preoccupata" dal missile di Hezbollah lanciato contro Tel Aviv. "La possibilità di una guerra su larga scala esiste", ha ammesso Joe Biden, dicendosi comunque convinto che ci siano ancora i margini per una soluzione diplomatica nella regione.
Alla luce del deterioramento della situazione, gli Usa hanno già dispiegato decine di militari a Cipro, che si stanno preparando ad una serie di eventualità, inclusa la possibile evacuazione dei cittadini americani dal Libano. La maggiore preoccupazione americana, secondo quanto riferito da un funzionario Usa alla Cnn, è un possibile coinvolgimento dell'Iran nello scontro con Israele: per ora Teheran non è intervenuta ma il timore è una sua discesa in campo se crederà di essere sul punto di perdere il suo alleato più potente nella regione, Hezbollah.
"Stiamo lavorando senza sosta" per prevenire una guerra estesa fra Israele e Hezbollah, ha assicurato il segretario di Stato Antony Blinken. "Quello su cui siamo concentrati ora è un piano per abbassare la tensione", ha aggiunto. Alcune delle proposte americane per calmare la situazione potrebbero essere discusse al Consiglio di sicurezza speciale sul Libano.
Nel Paese, secondo le Nazioni Unite, solo questa settimana si sono già registrati 90.000 sfollati a causa del diluvio di fuoco israeliano. Il ministro degli Esteri libanese Fuad Hussein ne ha invece denunciato quasi mezzo milione.
All'Assemblea dell'Onu il Medio Oriente, insieme all'Ucraina, è il tema dominante e le trattative serrate per cercare di evitare una spirale lo dimostrano. Secondo indiscrezioni di Chanel 12, "esiste una significativa possibilità di un cessate il fuoco di due o quattro settimane tra Hezbollah e Israele".
Proprio questo è uno dei motivi per cui il premier Benyamin Netanyahu volerà a New York, dove - a meno di clamorosi cambi di programma se la situazione dovesse precipitare - interverrà all'Assemblea generale venerdì. Il suo arrivo sarà probabilmente accompagnato da proteste: nella Grande Mela c'è infatti la Columbia University, uno degli atenei in cui si sono avute le maggiori manifestazioni studentesche pro-Gaza d'America.
Un'eventuale invasione israeliana del Libano in piena Assemblea generale getterebbe altra benzina sul fuoco.
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