Resta altissima la tensione in Cisgiordania, dove tre vigilanti israeliani sono stati uccisi in un attentato al valico Allenby da un camionista giordano, poi "neutralizzato" dalle forze di sicurezza. Il guidatore, cittadino giordano 39enne, è sceso dal mezzo e ha fatto fuoco sulla folla di lavoratori che fanno la spola sul ponte Allenby (il 'Re Hussein' per Amman), che attraversa il fiume al confine con la Giordania.
Israele ha reagito chiudendo tutti i passaggi con il Paese vicino, con cui è il pace dal 1994, bloccando anche anche il valico di Rabin, vicino a Eilat, e il ponte vicino a Beit Sheaan mentre anche Amman annunciava un'inchiesta. L'ira di Benyamin Netanyahu non si è fatta attandere: "Siamo circondati da un'ideologia assassina guidata dall'asse del male dell'Iran", ha commentato a caldo il primo ministro israeliano, aprendo la riunione settimanale di governo dopo il riposo di Shabbat. "Un giorno difficile" per Israele, ha aggiunto ricordando che nell'ultima settimana, "vili terroristi hanno ucciso a sangue freddo sei ostaggi e tre agenti. Gli assassini non fanno distinzioni tra di noi, vogliono ucciderci tutti". L'Iran - ha sostenuto - è il motore di tutto, di tutte le forze ostili all'esistenza di Israele e che lo circondano da ogni parte. Ma "il braccio più forte dell'Iran è Hezbollah libanese", ha incalzato Netanyahu, che sembra tornare a minacciare la guerra aperta in Libano contro la milizia sciita filoiraniana, sfiorata solo pochi giorni fa, il 25 agosto, con un massiccio attacco preventivo in profondità nel Libano. "Ho incaricato l'Idf e tutte le forze di sicurezza di prepararsi a cambiare questa situazione. Non possiamo continuare nella situazione attuale e siamo obbligati a riportare in sicurezza tutti i residenti del nord nelle loro case", ha aggiunto.
Nessuno ha rivendicato l'attacco delle prime ore della mattina al ponte Allenby, probabile iniziativa di un 'cane sciolto', che però è stato subito elogiato da Hamas come "risposta naturale all'olocausto perpetrato dal nemico sionista nazista contro il nostro popolo a Gaza e nella Cisgiordania, e dalla Jihad islamica: "E' l'unica risposta che l'America", che arma Israele, "capisce". L'inedito attentato sul fiume Giordano giunge mentre continua a infuriare la sanguinosa offensiva sulla Striscia di Gaza, entrata nel 12mo mese con i morti palestinesi che sfiorano ormai i 41 mila - 33 nelle ultime 24 ore -, mentre si combatte in Cisgiordania, continuano gli scambi di fuoco con gli Hezbollah dal Libano, gli attacchi missilistici degli Houthi dallo Yemen e mentre sono ancora aperti i conti con l'Iran dopo l'uccisione del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran. E con il "fronte interno" dell'opposizione che chiede a gran voce, con grandi manifestazioni di piazza a Tel Aviv, una tregua che consenta la liberazione degli ostaggi, esacerbato dalla recente esecuzione a sangue freddo di 6 ostaggi da parte dei terroristi di Hamas, e l'alleato americano sempre più freddo che rimprovera a Netanyahu di non volere la pace. La giornata ha registrato anche un piccolo incidente diplomatico, con il ministro degli Esteri Israel Katz che si è detto "non disponibile" a ricevere il collega dell'Unione europea, Josep Borrell, nelle date da lui proposte per una visita in Israele e Cisgiordania. E non si placa neanche la pressione sul governo da parte dell'estrema destra ebraica, con il ministro Ben Gvir che torna a chiedere che anche la "vittoria in Cisgiordania" sia inclusa negli obiettivi di guerra di Israele. Nel frastuono delle armi, la diplomazia è ancora un surreale dialogo fra sordi: il portavoce del Presidente dell'Autorità Nazionale palestinese, Nabil Abu Rudeina, ha dichiarato che l'unico modo per raggiungere pace e sicurezza è attraverso il riconoscimento della legittimità internazionale e del diritto del popolo palestinese a stabilire il proprio Stato indipendente, con Gerusalemme Est capitale e che le affermazioni odierne di Netanyahu, "non porteranno né sicurezza né stabilità".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA