Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha ribadito ancora una volta di non riconoscere la legittimità della rielezione di Nicolas Maduro alla presidenza del Venezuela e ha chiesto nuovamente che il leader 'chavista' pubblichi i verbali delle urne per "mostrare di essere il favorito del popolo" venezuelano, "cosa che non ha ancora fatto".
Nel corso di un'intervista con una televisione locale, Lula ha affermato che "il comportamento di Maduro lascia a desiderare" e ha aperto nuovamente al dialogo con l'opposizione venezuelana che - con il sostegno di buona parte della comunità internazionale - rivendica la vittoria del candidato Edmundo Gonzalez Urrutia alle elezioni del 28 luglio.
"Il Brasile non romperà le relazioni diplomatiche con il Venezuela e insisterà per una soluzione negoziata", ha aggiunto, confermando la contrarietà di Brasilia all'adozione di "sanzioni unilaterali" contro il Paese perché "danneggiano il popolo, non Maduro".
Gli Usa mantengono le sanzioni contro Caracas
Il capo della missione statunitense per il Venezuela, Francisco Palmieri, ha dichiarato che l'amministrazione di Joe Biden manterrà la sua politica di sanzioni contro il governo di Nicolás Maduro, per spingere al dialogo le due parti in conflitto.
"La radice del problema in Venezuela è la mancanza di democrazia e di rispetto per la costituzione e per i diritti civili", ha detto Palmieri in un'intervista in diretta su YouTube con due noti giornalisti venezuelani.
"Le nostre sanzioni non sono la radice del problema. La radice del problema è l'incapacità di Nicolás Maduro e del suo gruppo di accettare ciò che è successo il 28 luglio", ha aggiunto, insistendo sul fatto che incolpare le sanzioni elude la responsabilità del governo di Maduro.
Palmieri ha confermato che Washington sta anche preparando nuove sanzioni individuali che raggiungeranno numerosi esponenti dell'establishment di governo perché "responsabili di violazioni dei diritti umani, che sono un grave crimine contro il diritto internazionale."
31 ex leader latinoamericani denunciano Maduro all'Aia per 'terrorismo di Stato'
Un gruppo di 31 ex presidenti di Paesi dell'America latina ha denunciato il governo venezuelano al Tribunale penale internazionale dell'Aia per aver creato quella che definiscono "una repubblica militare repressiva che pratica terrorismo" di Stato. In particolare, i leader conservatori appartenenti all'organizzazione Idea denunciano "la responsabilità delle forze armate" nell'esecuzione dei crimini contro l'umanità portate avanti "sotto il diretto comando di Nicolás Maduro".
Nella lettera inviata all'Aia i politici stigmatizzano anche "l'ordine di arresto contro il leader dell'opposizione ed ex candidato alle elezioni, Edmundo González Urrutia".
Nel documento inviato all'ufficio del procuratore gli ex presidenti affermano che i "crimini contro l'umanità sono stati eseguiti e continuano ad essere eseguiti ininterrottamente" e che un "regime militare" sostituisce "la repubblica civile" come "proprietario dei poteri dello Stato e della ricchezza economica, e responsabile, in quanto dittatura militare repressiva e terroristica, dei crimini indagati dalla Corte, ricreando in Venezuela la tragica esperienza delle dittature militari del Cono Sud dell'America latina".
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