La Thailandia ha una nuova premier: è la più giovane di sempre ed è donna, ma rappresenta anche il rischioso ritorno al potere, dopo 10 anni e per la terza volta, della dinastia politico-economica degli Shinawatra.
La prima ministra, 37enne, eletta dal parlamento è infatti Paetongtarn Shinawatra, figlia del controverso tycoon delle telecomunicazioni, ex patron del Manchester City ed ex premier Thaksin, che fu a capo del governo dal 2001 al 2006, il cui populismo fu talmente divisivo da portare il Paese sull'orlo della guerra civile, fu deposto da un colpo di stato militare ed è tornato in Thailandia dopo 15 anni di asilo l'anno scorso. Ed è nipote di Yingluck, sorella di Thaksin, prima premier donna dal 2011 al 2014, rimossa dalla Corte Costituzionale ed esiliata anche lei.
"Spero veramente di riuscire a far sentire la gente al sicuro. Spero di migliorare la qualità della loro vita e di dare forza a tutti i thailandesi", ha dichiarato Paetongtarn Shinawatra a caldo, dopo aver riscosso nel parlamento di Bangkok 319 voti a favore a fronte di 145 contrari e 27 astenuti, in attesa della formale accettazione da parte del sovrano, re Vajiralongkorn.
Soprannominata con affetto 'Ung Ing' (ingenua) dai thailandesi, Paetongtarn, che in passato ha lavorato come dirigente del gruppo alberghiero Rende di proprietà della famiglia, si è fatta largo a partire dal 2021 nei ranghi del partito populista Pheu Thai, fondato da suo padre, fino a divenirne il leader, mettendosi in luce anche per le sue doti di comunicatrice, dimostrate anche in una serie di comizi, nei quali è intervenuta anche incinta della seconda figlia. E' riuscita a portare il Pheu Thai (Potere ai thailandesi) al secondo posto nelle elezioni del maggio 2023 dietro al progressista Move Forward Patry (Partito andiamo avanti) di Pita Limjaroenrat, che aveva fatto campagna elettorale con la promessa di spezzare i grandi monopoli economici del Paese e di abolire il reato di 'lesa maestà', usato con severità, spesso per reprimere il dissenso.
Il governo fu bloccato dai militari, che fungono da pretoriani della monarchia, attraverso i senatori conservatori che li rappresentano ai quali è riservata una quota di seggi. Il Pheu Thai, secondo per numero di deputati, si è quindi fatto avanti formando una coalizione alternativa di 10 partiti, alleata dei militari, segnando quindi una svolta per il partito fondato dal tycoon Thaksin, da sempre ai ferri corti con l'élite militare che controlla il Paese, ma con i quali Thaksin Shinawatra aveva dovuto scendere a patti per poter ritornare dal lungo esilio un anno fa. Il premier del Pheu Thai, Srettha Thavisin, non è durato in carica neanche un anno ed ha dovuto arrendersi al verdetto della Corte Costituzionale che lo scorso 7 agosto lo ha estromesso per aver nominato come ministro l'ex avvocato Pichit Chuenban, legato al tycoon Thaksin e condannato per corruzione.
In pochi giorni si è materializzato il momento per la giovane Paetongtarn, che inizia ora una lunga marcia attraverso un campo minato, per dimostrare di essere in grado di governare, risollevando l'economia un tempo florida del Paese, che fatica a uscire dalla palude nella quale è sprofondata dopo la pandemia di Covid. Al contempo dovrà dimostrare di essere veramente un bagno di novità per la politica thailandese, tenendosi a distanza dalla pesante eredità di amore e odio suscitati dall'altalenante rapporto col potere della dinastia Shinawatra, popolare soprattutto fra le masse rurali.
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