Un'opa in piena regola su un Partito conservatore incamminato verso un tracollo sempre più probabile e forse anche un'ipoteca sul futuro, in vista di un auspicato cambio della guardia epocale come prima forza della destra britannica. E' il senso dell'annuncio con cui Nigel Farage, all'ennesima giravolta di una carriera tanto controversa quanto sensibile ai riflettori e agli umori di certa Inghilterra profonda, ha formalizzato oggi un plateale ripensamento sulla sua partecipazione alle elezioni in calendario nel Regno Unito tra un mese esatto, il 4 luglio: elezioni apparentemente già decise nella partita per Downing Street, proiezioni alla mano, a favore di sir Keir Starmer, 61enne laburista in borghese gradito all'establishment, e a danno di Rishi Sunak, giovane primo ministro uscente con la valigia.
Cogliendo la palla al balzo di una tendenza che sembra sempre più devastante e irreversibile per le sorti dei Tories - logorati da un burrascoso ciclo di potere di 14 anni fra scandali, crisi internazionali, effetti della pandemia, contraccolpi della Brexit e divisioni interne sfociate nell'ascesa di Sunak in veste di terzo leader di legislatura - Farage ha consacrato in sostanza il suo ritorno alla politica attiva. E lo ha fatto alla sua maniera: alimentando per ore ad arte il battage mediatico, dopo aver convocato i giornalisti per "un annuncio di emergenza".
Il tribuno dell'ultradestra, 60 anni, ha fatto sapere non solo d'avere ripreso direttamente le redini di Reform UK, formazione iper-brexiteer, populista e pro-deregulation che ha co-fondato nel 2019. Ma di volere competere in prima persona per un seggio a luglio. Come leader di Reform - di cui finora era presidente onorario - rimpiazza il prestanome Richard Tice, imprenditore messo lì da lui, e s'impegna a rimanere in carica "5 anni" con l'obiettivo dichiarato di arrivare al sorpasso dei Tories, quanto meno a livello di proporzione di voti.
Leadership a parte, Farage si candiderà tuttavia soprattutto come aspirante deputato nel collegio di Clacton (Essex, Inghilterra meridionale): occupato attualmente da un conservatore, ma laddove l'Ukip, sua prima creatura, ebbe - fra il 2014 e il 2017 - il proprio unico deputato ai Comuni, Douglas Carswell. Nella circoscrizione in questione, Nigel Farage, eletto in passato al Parlamento europeo, ma mai in grado di arpionare uno scranno a Westminster, farà concorrenza sia al partito di Sunak sia a quello di Starmer: in un territorio laddove del resto i due partiti maggiori sono già impegnati a sfidarsi sul contrasto dell'immigrazione illegale, suo storico cavallo di battaglia. E sullo sfondo di una campagna elettorale dominata in larga parte anche da altri dossier cari al suo repertorio: dalla sicurezza nazionale all'ordine pubblico, dalle spese militari (sventolate da sir Keir oggi stesso come bandiera di un Paese "attrezzato a combattere" anche sotto un governo laburista non certo pacifista come quello che si propone di guidare) alla stretta sui transgender (agitata per tutta risposta da Sunak nel comizio di giornata).
Farage ha detto d'altro canto di essere convinto che le elezioni siano decise in partenza e che Starmer abbia "già vinto" su Sunak. Pur aggiungendo che "né il Labour né i Tories sono la soluzione ai problemi" sul flusso migratorio, "la paura della criminalità", la "povertà" o "il declino morale" del Regno.
Il leader euroscettico aveva evocato un passo indietro dalla vita pubblica dopo la vittoria nel referendum sulla Brexit del 2016, per dedicarsi al business e alla carriera televisiva.
Dieci giorni fa aveva inoltre affermato di non volersi candidare a queste elezioni, pur sostenendo la campagna di Tice; e di essere intenzionato piuttosto a dare una mano all'amico Donald Trump oltre oceano nella corsa alle presidenziali Usa di fine anno. Salvo ripensarci sulla scia di una prima proiezione shock diffusa nelle stesse ore dall'istituto YouGov alla luce di sondaggi che danno i conservatori a oltre 20-25 punti di scarto dai laburisti e con meno di 10 di vantaggio su Reform.
Sondaggi che tradotti in stime sull'assegnazione dei 650 deputati alla Camera dei Comuni, significherebbero al momento 422 seggi per il partito del pur non trascinante Starmer (picco assoluto per il Labour, meglio dei 416 conquistati da Tony Blair nel 2001); e un catastrofico arretramento a quota 140 dei conservatori di Sunak: ossia 232 in meno rispetto a quanto ottenuto nel trionfo del 2019 sotto la leadership di Boris Johnson, nonché primato negativo da oltre un secolo per il partito. Numeri da minaccia di declino storico, se confermati, più che da 'semplice' disfatta elettorale.
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