Armand Rajabpour-Miyandoab, il francese di 26 anni che ieri sera a Parigi ha ucciso un turista tedesco di 24 anni vicino alla Tour Eiffel e ferito altre due persone, è figlio di due genitori iraniani, secondo quanto reso noto dagli inquirenti. In stato di fermo, l'aggressore - che è schedato S (ad alto rischio radicalizzazione) - ha detto ai poliziotti di "non poter sopportare più che i musulmani muoiano, in Afghanistan come in Palestina" e avrebbe dichiarato la sua rabbia "per quello che succede a Gaza", affermando che la Francia "è complice di quello che fa Israele".
Secondo la ricostruzione del ministro dell'interno Gérald Darmanin, l'uomo ha ucciso "a coltellate" il giovane tedesco e poi "se l'è presa con la compagna" che si è salvata soltanto "grazie a un tassista che aveva visto la scena".
Armand Rajabpour-Miyandoab, che viveva con i genitori in una banlieue residenziale di Parigi, aveva pubblicato sui social un video di rivendicazione del suo attacco immediatamente prima di passare all'azione. Vi compare con una felpa e un cappuccio nero e una mascherina chirurgica davanti al viso. Dichiara la sua fedeltà alla jihad e parla "dell'attualità, del governo, dell'uccisione di musulmani innocenti", dice una fonte degli inquirenti.
I genitori iraniani avevano lasciato l'Iran per sfuggire al regime dei mullah e non sono musulmani. Da giovanissimo, Armand si era invece convertito all'islam in Francia, dopo essere stato a contatto di un personaggio molto noto all'ambiente del jihadismo, Maximilien Thibaut, partito a combattere in Iraq e in Siria.
'L'attentatore voleva morire dopo la sua azione, conosceva altri islamisti'
L'attentatore che ieri sera ha ucciso un turista tedesco a Parigi, alla Tour Eiffel, voleva morire dopo la sua azione. Secondo fonti degli inquirenti citati da BfmTV, al momento in cui i poliziotti lo hanno fermato, Armand Rajabpour-Miyandoab ha detto di voler morire dopo l'azione.
Ciò conferma quanto trapelato in un primo momento sulla volontà dell'aggressore di cercare un "suicide by cops", un suicidio attraverso i poliziotti nel gergo jihadista. Per questo aveva gridato di avere degli esplosivi addosso ma gli agenti lo hanno bloccato utilizzando una pistola taser.
L'attentatore, inoltre, era stato in contatto, in passato, con i terroristi islamisti degli attentati di Magnanville (assassinio di una coppia di poliziotti) e di Saint-Etienne-du-Rouvray (parroco sgozzato in chiesa dopo la messa). Lo si apprende da fonti dell'inchiesta che confermano informazioni di Le Parisien.
Nel 2016, infatti, quando fu arrestato per il suo progetto di attentato nel quartiere degli affari parigino della Défense, Rajabpour-Miyandoab aveva fra i suoi amici di Facebook Larossi Aballa, l'assassino di Magnanville, poi abbattuto dalle teste di cuoio dopo il suo duplice omicidio il 13 giugno 2016. Nello stesso anno, l'aggressore della Tour Eiffel parlò con Adel Kermiche, uno dei due terroristi che sgozzarono in chiesa il sacerdote Jacques Hamel, il 26 luglio 2016.
Piantedosi: 'Sul terrorismo l'attenzione deve restare alta'
"Noi confidiamo sul nostro sistema tradizionale di prevenzione però l'attenzione deve rimanere alta". Lo dice il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, a Casa Corriere a Napoli, in merito a quanto accaduto a Parigi e al livello di attenzione in Italia sul terrorismo.
I fatti accaduti, per Piantedosi, "semplicemente confermano che l'attenzione che abbiamo messo in campo c'è e ci deve essere. Dai primi riscontri e notizie l'episodio conferma che è una minaccia molto insidiosa perchè non sempre compiutamente intercettabile".
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