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Le carte top secret Usa, 'dall'Egitto razzi per Putin'

Cairo e Washington negano ma i leak sono un terremoto per Biden

Lo scorso febbraio il presidente egiziano Al-Sisi ordinò di produrre e consegnare 40 mila razzi per la Russia in gran segreto "per evitare problemi con l'Occidente". A rivelarlo è uno dei documenti top secret Usa finiti online dopo un clamoroso leak su amici e nemici spiati da Washington che sta mettendo in grave imbarazzo il Pentagono e l'intera amministrazione Biden, mentre continua la caccia ad una talpa che pare abbia lasciato qualche traccia.

Le informazioni che approdano sui media giorno dopo giorno sono in numero molto più ridotto di quelle divulgate da WikiLeaks e poi da Edward Snowden, ma per certi versi sono più puntuali e diffuse tramite modalità inedite, dagli scatti fotografici in stile guerra fredda all'uso di piattaforme social minori, come Discord. Con inevitabili conseguenze diplomatiche internazionali e sul campo di battaglia in Ucraina. Tanto che la Casa Bianca sta contattando gli alleati coinvolti per ricucire e tenere salda una coalizione che mostra qualche segno di cedimento dopo le esternazioni di Emmanuel Macron, che pure oggi ha corretto il tiro.

Tra le carte più esplosive quelle su Al-Sisi, uno degli alleati più stretti degli Usa in Medio Oriente e beneficiario di ingenti aiuti economici e militari americani. Secondo un documento trapelato, il rais egiziano avrebbe ordinato ad alcuni alti dirigenti della difesa di fabbricare e fornire segretamente 4000 razzi a Mosca oltre a proiettili di artiglieria e polvere da sparo, in barba alla visita del segretario di Stato Antony Blinken pochi giorni prima e alla vigilia di quella del capo del Pentagono Lloyd Austin a caccia di sostegno per Kiev. Alla conversazione avrebbe preso parte il ministro per la Produzione militare, affermando che era "il minimo che l'Egitto potesse fare per ripagare la Russia per un precedente aiuto non precisato".

Difficile capire quale aiuto, ma Mosca e Il Cairo hanno stretti legami, dalla costruzione della prima centrale nucleare egiziana al grano russo (e ucraino), di cui il Paese nordafricano è il primo importatore. Egitto e Stati Uniti hanno cercato di gettare acqua sul fuoco. La posizione del Cairo, ha ribadito il ministero degli Esteri egiziano, "fin dall'inizio si è basata sul non coinvolgimento nella crisi in Ucraina e sull'impegno a mantenere una distanza equa da entrambe le parti", nel rispetto della carta e delle risoluzioni Onu. "Non abbiamo avuto nessuna indicazione che l'Egitto abbia fornito missili alla Russia. Il Cairo è un partner importante per la sicurezza nella regione e resta tale. Siamo grati per il ruolo che svolge in Medio Oriente", ha tagliato corto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby, mentre il Cremlino definiva falsa la notizia. Ma a Capitol Hill, dove il leader dem al Senato Chuck Schumer ha già chiesto un briefing per i colleghi sul leak, c'è forte timore e si chiede di far luce su una vicenda che - se vera - potrebbe portare a sanzioni e/o ad un giro di vite agli aiuti per l'Egitto.

Washington è sotto pressione anche con altri alleati. Tra questi la Corea del Sud, di cui l'intelligence americana spiava le conversazioni (preoccupate) sulle armi letali a Kiev da far arrivare tramite Usa o Polonia per non irritare Mosca e quindi il suo alleato nordcoreano: il summit di fine aprile alla Casa Bianca tra Biden e il presidente Yoon Suk-Yeol non sarà dei più distesi, anche se Seul ha tentato di sdrammatizzare parlando genericamente di carte falsificate. Imbarazzo anche con Francia, Regno Unito e Lettonia per le rivelazioni sulle loro presunte forze speciali in Ucraina, e con Londra inoltre per aver classificato come un incidente di guerra sfiorato l'incontro al largo della Crimea tra un aereo spia britannico e un jet russo.

Rischio di tensioni pure con Israele ("il Mossad incoraggiò le proteste contro la riforma giudiziaria di Netanyahu") e gli Emirati Arabi (007 russi intercettati che si vantano di aver convinto Abu Dhabi a "lavorare insieme contro l'intelligence Usa e britannica"). O con alleati Nato come la Turchia (per i contatti con la Wagner) e l'Ungheria (per Orban gli Usa sono uno dei "tre principali avversari" del suo partito).

Ma il danno potenzialmente più grosso sono, insieme alle intercettazioni della leadership ucraina, le rivelazioni sulla carenza di munizioni per l'artiglieria e la contraerea ucraina, con i relativi dubbi sull'imminente controffensiva ucraina.

Anche Kiev ha minimizzato, evocando la disinformazione russa e assicurando che i piani non sono cambiati. Ma la falla del Pentagono, pur confermando le gravi carenze dell'esercito russo, rischia di riscrivere i prossimi capitoli della guerra in Ucraina.  

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