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Tagikistan invita le donne a vestirsi alla 'tagika'

Niente estremismi islamici o occidentali

 Le autorità del Tagikistan hanno invitato le donne dell'ex repubblica sovietica dell'Asia centrale a "vestirsi come i tagiki", nel tentativo di contrastare l'influenza dell'Occidente e dell'Islam radicale sull'abbigliamento di questo Paese laico e a maggioranza musulmana. La campagna "Vestiamoci da tagiki", lanciata il 1° marzo e basata su un manuale statale che raccomanda un certo codice di abbigliamento nazionale per le donne, durerà fino al 30 maggio, come ha riferito domenica l'agenzia di stampa ufficiale Khovar. L'obiettivo è "ridurre l'intensità della penetrazione di abiti e culture straniere" in Tagikistan e "proteggere la cultura e il prestigio nazionale" del Paese "nel contesto della globalizzazione", ha dichiarato la stessa fonte.
    Citato da Khovar, il manuale del Ministero della Cultura del 2018 afferma che "non è raccomandabile per le ragazze e le donne indossare abiti neri, sciarpa nera, foulard e hijab".
    Consapevole della crescente influenza dell'Islam nella società tagica, economicamente in difficoltà, il governo ha fatto della lotta al fondamentalismo religioso una priorità. Ad esempio, ha vietato agli imam formati all'estero di praticare e ha introdotto restrizioni sulle dimensioni delle barbe. Secondo le autorità, negli ultimi anni almeno un migliaio di tagiki si sono uniti a diverse organizzazioni classificate come terroristiche in Iraq o in Siria. Il manuale raccomanda anche di non indossare "vestiti europei che lasciano il corpo troppo scoperto e in tessuti leggeri, minigonne e top scollati". L'agenzia Khovar aggiunge di essere "convinta che ciò impedirà la superstizione e l'alienazione" e "promuoverà il moderno abbigliamento nazionale". Il Tagikistan, la più povera delle ex repubbliche sovietiche, è guidato dal 1992 da Emomali Rakhmon, che detiene anche il titolo di "Fondatore della Pace e dell'Unione Nazionale" e "Capo della Nazione" del Tagikistan. Rakhmon ha chiesto in passato di "porre fine alle vergognose manifestazioni di una cultura aliena, di promuovere maggiormente l'abbigliamento nazionale per le ragazze e le donne, di combattere i pregiudizi e di intensificare il lavoro esplicativo tra le donne". (ANSA).
   

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