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Entra in Banca e prende ostaggi, Beirut disperata lo sostiene

Col fucile in mano: 'Ridatemi i miei soldi'. Si arrende dopo aver raggiunto un accordo per la restituzione di 30mila dollari dal suo conto congelato tre anni fa

L'esasperazione e la rabbia, accumulata da tre anni da milioni di persone in Libano rimaste senza i loro risparmi volatilizzati nel fallimento bancario del 2019, si sono incarnate nell'azione disperata di un uomo armato che, nel centro di Beirut, ha preso in ostaggio clienti e impiegati di una filiale di banca, chiedendo di riavere indietro i suoi soldi, più di 200mila dollari. La vicenda, che ha catalizzato l'attenzione dell'opinione pubblica suscitando ampia solidarietà popolare nei confronti dell'uomo disperato, si è conclusa solo in serata e senza spargimento di sangue.

Dopo una trattativa durata sei ore durante le quali non sono mancati momenti di tensione, amplificati dalla diffusione sui social media di video dell'uomo incollerito e armato, Bassam Hussein ha rilasciato tutti gli ostaggi e, con t-shirt, pantaloncini e infradito ai piedi, si è consegnato ai poliziotti, all'uscita dalla filiale della Federal Bank della centralissima via Hamra.

Questo, affermano i media, dopo aver raggiunto un accordo con la banca per la restituzione di 30mila dollari dal suo conto congelato tre anni fa, proprio come era successo a quasi tutti i titolari di conti correnti e depositi, in dollari e in euro, nelle banche libanesi.

In quell'autunno del 2019, mentre imperversano nel paese proteste popolari contro il malgoverno e la corruzione della classe politica al potere da tre decenni, si palesava infatti in Libano il peggiore crack finanziario della storia del paese. A metà novembre del 2019, d'accordo con la Banca centrale, il cartello delle banche libanesi imponeva a tutti i correntisti il congelamento dei fondi in valuta pesante, consentendo ancora oggi dei prelievi col contagocce e solo in lira locale.

Proprio la lira locale, per anni ancorata al dollaro con cambio fisso di un dollaro equivalente a 1.500 lire, crollava di valore di giorno in giorno. In tre anni la lira ha perso più del 95% del suo valore. In serata, dopo la vicenda di via Hamra, il dollaro è schizzato nuovamente oltre le 30mila lire nelle quotazioni del cambio reale.

In un paese ridotto allo stremo e dove - secondo l'Onu - l'80% dei residenti vive in povertà, l'azione estrema di Bassam Hussein ha avuto un precedente nei mesi scorsi. Un altro libanese, esasperato dall'impossibilità di accedere ai suoi risparmi in dollari, aveva tenuto in ostaggio per alcune ore clienti e dipendenti di un'altra banca nella valle orientale della Bekaa. In quel caso, dopo il fermo da parte della polizia si era trovato un accordo tra l'uomo e la banca per la restituzione di una parte dei suoi fondi e il pagamento di una multa in lire libanesi. Secondo fonti vicine alla vicenda odierna, la Federal Bank di Beirut ha accettato di svincolare un settimo (30 su 210mila dollari) del patrimonio di Bassam Hussein.

Il fratello di Bassam Hussein aveva affermato stamani, mentre si trovava assieme a una folla di oltre cento persone nei pressi della banca circondata da agenti in tenuta anti-sommossa, che loro padre è malato in ospedale. E che la famiglia non è in grado di pagare 50mila dollari necessari per le cure mediche in un Paese, il Libano, dove i servizi essenziali - come sanità, educazione, acqua, elettricità - sono erogati da privati e sono considerati beni di lusso da pagare in valuta pesante.

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