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Ucraina, spiragli di pace dalle trattative a Istanbul. Zelensky. 'Segnali positivi, ma non ci fidiamo'

Mosca ferma l'avanzata su Kiev. Su Crimea e Donbass, negoziato ad hoc. Kiev, in Ue non nella Nato

Dalle porte della sala dei negoziati nel palazzo Dolmabahce a Istanbul, sulle rive del Bosforo chiuso alle navi da guerra, filtrano i primi spiragli di pace. In tre ore di colloqui "sostanziali", le delegazioni di Russia e Ucraina hanno aperto per la prima volta a un possibile accordo, su cui si attende l'ultima parola del presidente Vladimir Putin. Un avvicinamento testimoniato, per la prima volta in 34 giorni di guerra, dalla frenata volontaria dell'offensiva di Mosca, che ha annunciato "una riduzione radicale dell'attività militare" nelle regioni di Kiev e Chernihiv, anche se l'avanzata nel resto del Paese non si ferma. Una riorganizzazione sul terreno confermata anche dal Pentagono.

Sui negoziati il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha mantenuto tutta la cautela del caso. "I segnali che arrivano possono essere definiti positivi", ha spiegato, aggiungendo tuttavia di "non vedere alcuno motivo per fidarsi delle parole" di Mosca, ma di attendere "risultati concreti". "L'Ucraina - avverte però - continuerà il processo di negoziazione nella misura in cui dipende davvero da noi. Contiamo sui risultati. Ci deve essere una vera sicurezza per noi, per il nostro Stato, per la sovranità, per il nostro popolo. Le truppe russe devono lasciare i territori occupati". La revoca delle sanzioni contro la Russia - quindi - "può essere prevista solo a guerra finita".

Anche l'Occidente ha espresso forti perplessità sulle reali intenzioni dello zar. Usa, Regno Unito e Ue continuano a diffidare del Cremlino e sottolineano di voler attendere il passaggio dalle parole ai fatti. Mentre per Pentagono i russi non si stanno ritirando da Kiev, ma si stanno "riposizionando", e "la minaccia" sulla capitale "non è finita". Allo stesso tempo, alla prospettiva di una tregua sembrano credere - o almeno voler credere - i mercati, con le Borse europee in risalita e il petrolio in netto calo.

"Oggi è stato raggiunto il più significativo progresso nei negoziati" per il ministro degli Esteri turco Cavusoglu. "I Paesi garanti dovranno fornirci forze armate, armi e cieli chiusi", dice Arakhamia, negoziatore ucraino. Rimane tuttavia "un lungo cammino" da fare per arrivare a un accordo di pace accettabile sia per la Russia sia per l'Ucraina, ha detto il capo della delegazione russa, Vladimir Medinsky. Mosca, ha aggiunto, "ha fatto passi da gigante verso la pace e si aspetta un progresso reciproco dall'Ucraina". E Draghi sente i leader Ue e Biden.

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I NEGOZIATI - Le proposte scritte di Kiev per un accordo con Mosca implicano che la Russia non ha obiezioni all'aspirazione dell'Ucraina di entrare nell'Unione europea: lo ha detto il negoziatore russo Vladimir Medinsky.

Nell'agenda dei negoziati c'è "il riconoscimento delle attuali realtà territoriali" dell'Ucraina, afferma la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, riferendosi implicitamente alla Crimea e al Donbass.

"Continueremo i nostri negoziati con la Russia ma coinvolgeremo anche i Paesi garanti", ha affermato il delegato ucraino Mikhaylo Podolyak. La Turchia fa parte degli 8 Stati garanti che ha designato Kiev.

LA GUERRA - La Russia sta iniziando a ritirare le sue forze dalle vicinanze di Kiev. Lo riporta Cnn citando due funzionari Usa che vedono nella mossa un grande cambio di strategia. Secondo gli Stati Uniti, i movimenti già osservati sono una mossa di lungo termine. Frenano gli Usa: "La minaccia a Kiev non è finita", ha detto il portavoce del Pentagono John Kirby. "Nessuno dovrebbe illudersi" che la Russia ha ritirato tutte le sue forze dalla capitale ucraina, ha aggiunto.

Un'operazione umanitaria a Mariupol in questa fase non è possibile, ha comunicato l'Eliseo, dopo un colloquio tra Macron e Putin. Il presidente russo ha assicurato che "rifletterà" sulla proposta di un'evacuazione di cui il presidente francese si è fatto portavoce e che è presentata da Francia, Turchia e Grecia. I "nazionalisti" ucraini devono deporre le armi a Mariupol, ha detto Putin.

Il comandante delle truppe cecene a Mariupol, Ruslan Geremeyev, vicino al leader ceceno Kadyrov e presunto organizzatore dell'assassinio del politico russo Boris Nemtsov, è stato gravemente ferito nella città assediata dai russi. E' quanto riporta la brigata Azov. 

Brigata Azov: 'Geremeyev gravemente ferito a Mariupol'

LO SCETTICISMO DEGLI STATI UNITI - "Non leggo niente nelle parole della Russia, aspetto di vedere le azioni", ha detto il presidente americano Joe Biden a proposito delle dichiarazioni di 'de-escalation' da parte di Mosca. "Ho parlato con quattro leader europei e siamo d'accordo nel vedere quello che la Russia ha da offrire, nel frattempo continuiamo con le forti sanzioni e gli aiuti militari all'Ucraina affinché si possa difendere", ha sottolineato.

Biden sarebbe stato al telefono per circa un'ora con i leader europei sulla questione Ucraina. Intanto, il Consiglio Atlantico è convocato a Bruxelles per il 6 e 7 aprile e alla riunione è previsto che ci siano anche i 30 ministri degli Esteri dei Paesi Nato.

ABRAMOVICH MEDIATORE OMBRA- Anche Roman Abramovich ha assistito ai negoziati. La presenza di Abramovich - sottolinea la Bbc - suggerisce che è ancora coinvolto nei tentativi di mediazione. A fare da contorno anche il presunto avvelenamento dell'oligarca russo, che alcune fonti statunitensi e ucraine mettono in dubbio.

LE BORSE CREDONO AI NEGOZIATI - Le Borse europee chiudono in sostenuto rialzo e guardano con fiducia ai negozia tra Russia e Ucraina per porre fine alla guerra. L'attenzione si concentra sugli effetti delle sanzioni mentre il petrolio prosegue in calo e il gas in rialzo. In questo contesto Mosca ribadisce il pagamento del gas in rubli. 

 

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