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Lavrov: "Nato e Usa non rispondono su questione principale"

Il ministro degli Esteri russo: "Dialogo con gli Stati Uniti è possibile ma sui temi secondari". Putin andrà in Turchia su invito di Erdogan per una mediazione sull'Ucraina. Kiev soddisfatta della risposta degli Stati Uniti a Mosca

L'adozione di un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia da parte degli Usa equivarrebbe ad una interruzione delle relazioni tra i due Paesi. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, citato dalla Tass. La Russia, ha aggiunto Lavrov, non vuole la guerra, "ma non permetteremo che i nostri interessi siano calpestati". Lavrov ha quindi aggiunto che "un nuovo incontro" tra Russia e Usa "è atteso entro un paio di settimane", senza però specificare la data e il livello a cui si svolgeranno i colloqui. L'ultimo incontro si è tenuto una settimana fa tra lo stesso Lavrov e il segretario di Stato americano Antony Blinken. 

La palla adesso è nel campo russo, e rischia di rimanerci a lungo. Il Cremlino non ha fretta di reagire alle risposte fornite dagli Usa e dalla Nato alle sue richieste per le garanzie di sicurezza alle quali ha legato la soluzione della crisi ucraina. Mosca sembra puntare a prolungare un braccio di ferro che ha già portato alla luce qualche crepa tra americani ed europei. Mentre ora, puntuale, arriva il sostegno esplicito della Cina, e Vladimir Putin allarga il gioco anche verso la Turchia, dicendo di accettare una mediazione del presidente Recep Tayyip Erdogan.

Ma gli Usa lavorano anche su Pechino, cercando di usare la sua influenza con la Russia per scoraggiare un'invasione dell'Ucraina. "Invitiamo Pechino a usare la sua influenza con Mosca per sollecitare la diplomazia perchè se ci sarà un conflitto in Ucraina non sarà un bene neppure per la Cina", ha detto il portavoce del dipartimento degli esteri Ned Price.

Intanto da Mosca arriva solo qualche mugugno per il rifiuto - scontato - di Washington e del Patto atlantico di garantire uno stop all'espansione a est della Nato. Una risposta "non positiva", dice il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, aggiungendo però che su altre questioni "secondarie" è possibile "un dialogo serio". Un apparente riferimento alle proposte di trattare su una riduzione dei missili in Europa e sulla trasparenza delle esercitazioni militari.

La Russia comunque studierà le carte e "non reagirà immediatamente", fa sapere il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Mosca, insomma, sembra convinta che il tempo giochi a suo favore, e aspetta di vedere se "l'unanimità totale" tra Europa e Usa di cui ha parlato il presidente Joe Biden reggerà all'innalzamento costante della tensione. O se invece cominceranno a prevalere in campo europeo i timori per un'incrinatura negli importanti rapporti economici con Mosca e, soprattutto, per un possibile venir meno degli approvvigionamenti di gas russo. Il Paese più esposto appare la Germania. E tra l'altro l'agenzia russa Tass ricorda che a breve è previsto un incontro online tra grandi imprese tedesche e Putin, proprio come quello, condannato dalla Ue, che ha visto protagonisti alcuni dei maggiori gruppi industriali italiani. Ma Mosca fa pressioni soprattutto perché venga attivato il Nord Stream 2, il gasdotto costato 11 miliardi di dollari che raddoppierebbe le importazioni dalla Russia, mentre gli Usa si oppongono alla messa in funzione. La ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha detto al Bundestag che se (e solo se) l'Ucraina verrà invasa, la Germania appoggerà sanzioni che blocchino anche il nuovo gasdotto. Della cosa parlerà il prossimo 7 febbraio il cancelliere tedesco Olaf Scholz durante una visita a Washington. Biden ha assicurato nei giorni scorsi che sta lavorando a un piano attraverso la collaborazione con altri produttori, come il Qatar, per far fronte alle esigenze energetiche europee nel caso le esportazioni russe venissero meno. Ciò rafforza i sospetti di qualcuno a Mosca che l'obiettivo degli Stati Uniti sia sottrarre alla Russia il mercato europeo.

Non c'è ancora una data ufficiale, ma Vladimir Putin ha accettato l'invito a recarsi in Turchia per discutere della crisi ucraina lanciatogli da Recep Tayyip Erdogan. Il presidente turco cerca insistentemente un ruolo da mediatore nello scontro tra Mosca e Kiev e ultimamente pare volersi mostrare più vicino all'Occidente, rischiando di compromettere lo stretto rapporto costruito faticosamente con l'omologo russo.

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