E' diventata definitiva la
vittoria legale di Meghan Markle, consorte del principe Harry,
decretata il 2 dicembre scorso dalla giustizia britannica contro
la società editoriale del Mail e del Mail on Sunday. Vale a dire
con due dei tabloid in prima fila nelle campagna di stampa
scatenata da diverse testate del Regno Unito contro i duchi di
Sussex sullo sfondo del loro strappo dalla famiglia reale e del
trasferimento negli Usa.
L'editore - Associated Newspapers, AN - si è infatti arreso
alla conferma della sentenza di condanna incassata il mese
scorso, nell'ambito della causa intentata da Meghan contro la
pubblicazione a suo tempo di una lettera privata al padre,
Thomas Markle, per violazione della privacy e del copyright.
Rinunciando quindi a tentare la strada di un appello ulteriore
ritenuto evidentemente ormai senza speranza dagli avvocati.
Come riporta il Guardian, l'azienda ha formalizzato con un
atto scritto l'accettazione del verdetto e dell'obbligo di
impaginare in evidenza sul giornale coinvolto nella vicenda (il
domenicale Mail on Sunday) un messaggio di scuse. La duchessa da
parte sua si è accontentata d'un risarcimento simbolico da una
sterlina per i danni morali inflitti alla sua privacy, il cui
ammontare spetta personalmente a lei ed è reso pubblico nel
documento delle parti che sancisce la fine della causa. Mentre
una cifra ben più elevata, ma al momento coperta dal riserbo, è
stata concordata come compensazione per la violazione dei
diritti della proprietà intellettuale della lettera in questione
(copyright): denaro che la moglie del secondogenito dell'erede
al trono Carlo e della defunta lady Diana si è da tempo
impegnata a girare, non appena sarà versato da AN, a iniziative
sociali e di beneficenza.
Resta comunque inalterata - secondo fonti vicine ai Sussex,
in conflitto legale anche con altri tabloid - la determinazione
annunciata da tempo da Harry e Meghan (afroamericana per parte
di madre) di evitare qualunque contatto con la stampa popolare
britannica: da loro accusata ripetutamente di distorcere la
realtà, alimentare ad arte lo scandalismo e talora strizzare
l'occhio al razzismo.
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