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Afghanistan: Guerini, pronti ad altre evacuazioni

Informativa dei ministri degli Esteri e della Difesa sull'evolversi della situazione

I ministri Di Maio e Guerini riferiscono in Parlamento sulla situazione in Afghanistan.

L'INTERVENTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI - "Le immagini strazianti dei profughi e le aspettative di pace e sviluppo di un intero popolo ribaltate in pochi giorni non possono lasciarci indifferenti. Non ci lascia certo indifferenti la prospettiva che i progressi faticosamente raggiunti in 20 anni, soprattutto per le donne, possano essere cancellati. Lavoriamo perché ciò non avvenga. Vogliamo rimanere al fianco del popolo afghano". Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio nell'informativa sull'Afghanistan al Senato.

"Crediamo nella necessità di coinvolgere tutti gli attori internazionali che possano contribuire alla definizione di una strategia sostenibile nei confronti dell'Afghanistan. Come Presidenza di turno, abbiamo proposto la piattaforma del G20, più ampia e inclusiva, per affrontare le principali sfide del dossier afghano. Stiamo verificando condizioni, modalità e tempistiche per un vertice straordinario dedicato all'Afghanistan, che potrebbe essere preceduto da riunioni preparatorie dei Ministri degli Esteri", ha detto Di Maio. "Nel giro di pochi giorni abbiamo messo in salvo e trasferito in Italia 5011 persone, di cui 4890 afghani (più della metà, donne e bambini), tra quanti hanno collaborato con le istituzioni italiane e appartengono a categorie vulnerabili - ha spiegato il ministro -  Il ponte aereo ininterrotto realizzato grazie alla sinergia fra tutti gli alleati ha consentito di far uscire dall'Afghanistan complessivamente oltre 120.000 persone, compresi interi nuclei familiari. L'Italia, tra i Paesi europei, ha evacuato il maggior numero di cittadini afghani". 

"Con i Paesi dell'area e con i nostri partner che hanno già dislocato in Qatar i propri punti di rappresentanza competenti per l'Afghanistan, stiamo riflettendo sulla creazione di una presenza congiunta in Afghanistan - un nucleo formato da funzionari di più Paesi sotto l'ombrello dell'Unione Europea o, eventualmente, delle Nazioni Unite - con funzioni prevalentemente consolari e che serva da punto di contatto immediato. Si tratterebbe di una soluzione innovativa, per la quale sarà necessario un efficace coordinamento preventivo", ha ggiunto. 

"Il secondo tema al centro del coordinamento internazionale riguarda l'atteggiamento da mantenere nei confronti dei Talebani e, più in generale, della futura dirigenza afghana - ha proseguito il ministro -  L'approccio dell'Italia si inserisce, anzitutto, nel solco di un'impostazione condivisa a livello europeo. Ne abbiamo discusso la scorsa settimana nella riunione informale dei Ministri degli Esteri dell'Unione in Slovenia. Per poter proseguire nel nostro sostegno al popolo afghano, abbiamo convenuto che giudicheremo i talebani sulla base delle loro azioni e non delle loro dichiarazioni".   "In Pakistan, dove abbiamo istituito in Ambasciata una situation room per la gestione dei profughi afghani, ho tenuto a visitare la frontiera con l'Afghanistan, a Torkham. Dai sopralluoghi che ho svolto e come mi hanno confermato gli interlocutori della cooperazione allo sviluppo sul campo, almeno per il momento, dal punto di vista dei flussi migratori la situazione rimane sotto controllo, ma il rischio è che la crisi economica e alimentare, anche in vista dell'inverno, possa innescare flussi più ampi". 

Sul tema dei diritti umani in Afghanistan, "con particolare attenzione alle donne, intendiamo promuovere nei fora internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite, iniziative appropriate a tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali degli afghani. Lavoreremo per cercare di costruire un consenso in ambito Consiglio Diritti Umani per l'istituzione di un meccanismo di monitoraggio, anche attraverso la promozione di una dichiarazione congiunta nel corso dell'imminente 48ma sessione del Consiglio che comincerà lunedì prossimo", ha detto ancora Di Maio nell'informativa sull'Afghanistan al Senato. "Stiamo anche lavorando all'organizzazione di un evento sulla condizione e sui diritti delle donne in Afghanistan in occasione della prossima settimana ministeriale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Vogliamo inoltre mobilitare le risorse assegnate al quarto Piano d'Azione Nazionale per l'attuazione dell'Agenda Donne Pace e Sicurezza delle Nazioni Unite, includendovi iniziative per l'Afghanistan", ha aggiunto.  

L'INTERVENTO DEL MINISTRO DELLA DIFESA - "C'è rammarico e forte preoccupazione per chi non è riuscito a partire dall'Afghanistan e la Difesa offre piena disponibilità per eventuali ulteriori operazioni di evacuazione dal Paese". Così il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, nella sua informativa sull'Afghanistan in Aula al Senato. 

Lo "straordinario impegno, la grande professionalità e la profonda umanità che le nostre forze armate hanno dimostrato nell'affrontare la crisi afghana" sono stati sottolineati dal ministro Guerini. L'evacuazione di 5.011 persone, tra i quali 4.890 afghani, ha osservato, "ha comportato un grande sforzo operativo in uno scenario difficile, con 90 voli e una task force di 119 militari che ha assicurato la cornice di sicurezza. E' stata - ha aggiunto - un'impresa straordinaria, merito delle nostre donne e uomini in in divisa. Gli italiani sono orgogliosi di loro".

"Durante la Ministeriale Nato dello scorso febbraio avevo rappresentato la necessità di valutare la conferma della presenza delle forze dell'Alleanza anche oltre la scadenza dell'1 maggio, prevista dagli accordi stipulati dagli Usa", ha detto Guerini. Già allora, ha spiegato, "il raggiungimento delle condizioni politiche e di sicurezza previste dall'accordo appariva lontano dell'essere soddisfatto, visto lo stallo dei colloqui di pace, l'aumento degli attacchi alle forze di sicurezza afgane e gli assassini mirati di rappresentanti delle istituzioni". Le ragioni dello sfaldamento delle forze di sicurezza afghane "sono da ricercare innanzitutto nella diretta conseguenza di un'evidente mancanza di coesione e in uno scarso senso di identità ascrivibile soprattutto all'atteggiamento della leadership repubblicana, che, per diversi motivi, non è stata in grado di svolgere quel ruolo di guida politica autorevole e rappresentativa che la situazione richiedeva. E questa è una delle prime e più importanti lezioni che secondo me dobbiamo recepire e approfondire", ha aggiunto il ministro. 

 

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