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Haiti, uccisi 4 presunti assassini del presidente Moise. Altri due arrestati

Dodici fori di proiettile sul corpo di Moise. La first lady, rimasta gravemente ferita nell'attentato, è stata trasferita in un ospedale di Miami. Ariel Henry: 'Il primo ministro sono io, non Joseph'

I presunti assassini del presidente haitiano, Jovenel Moise, sono stati arrestati dalla polizia. Il direttore generale ha annunciato che quattro "mercenari" coinvolti nell'omicidio sono stati uccisi e altri due sono stati arrestati. "Tre poliziotti che erano stati presi in ostaggio sono stati liberati", ha aggiunto.

Il presidente Moïse è stato assassinato due notti fa da un commando armato in piena notte nella sua  abitazione. Intanto Martine Moise, la First Lady rimasta gravemente ferita nell'attentato, è stata trasferita in aereo al Miami Baptist Hospital. Secondo il quotidiano Le Nouvelliste di Port au Prince, il presidente è stato colpito numerose volte, almeno 12, dalle armi dei membri del commando che hanno attaccato la sua residenza sulla collina di Pèlerin all'una di notte di ieri, provocandone la morte immediata. 

"Abbiamo trovato 12 fori di entrata di proiettili sul cadavere del capo dello Stato", ha dichiarato al giornale il giudice di Pétion-Ville, Carl Henry Destin, il primo ad essere intervenuto sul luogo dell'assalto. "L'ufficio e la camera da letto del presidente - ha precisato - sono stati saccheggiati. Lui era disteso sulla schiena. Indossava pantaloni blu ed una camicia bianca macchiata di sangue. La sua bocca era aperta, l'occhio sinistro sfondato". Il giudice Destin ha aggiunto che "abbiamo visto l'impatto di un proiettile in mezzo alla fronte, mentre altri proiettili di grosso calibro (9 mm) sono entrati all'altezza del petto, delle anche e dell'addome". Durante l'attacco la figlia del presidente, Jomarlie Jovenel Moïse, è riuscita a nascondersi nella camera da letto di suo fratello, mentre due membri del personale di servizio sono stati immobilizzati, senza però subire danni. Destin ha infine segnalato che fra la guardiola all'ingresso della residenza e l'interno dell'appartamento presidenziale sono stati raccolti molti bossoli di calibro 5,56 e 7,62.

Papa Francesco - tramite il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin - ha inviato un telegramma di cordoglio per l'assassinio avvenuto di Moïse. Nel messaggio, trasmesso alla Nunziatura Apostolica in Haiti, il Pontefice, porgendo le sue "condoglianze" al popolo haitiano e alla moglie ferita del presidente ucciso, condanna l'"efferato assassinio" e "ogni forma di violenza come mezzo per risolvere crisi e conflitti". Auspica quindi per il popolo di Haiti "un futuro di fraterna armonia, solidarietà e prosperità".

Intanto, Ariel Henry, nominato primo ministro il 5 luglio dal defunto presidente Moise, è uscito alla scoperto e in una intervista ha sostenuto di essere lui, e non Claude Joseph, premier ad interim che ha assunto i pieni poteri dopo l'assassinio del capo dello Stato, ad avere il pieno diritto di guidare il governo del Paese. Intervistato dal quotidiano Le Nouvellliste, Henry ha spiegato di "non voler spargere benzina sul fuoco e accrescere un incendio già grave". "Ma - ha aggiunto - la mia nomina è stata pubblicata dalla Gazzetta ufficiale e io stavo già formando un governo quando hanno attaccato la residenza presidenziale".

Joseph, ha aggiunto, "ha fatto un buon lavoro ed era previsto che continuasse come ministro degli Esteri nella nuova compagine governativa". Per risolvere questo problema, ha indicato, "penso che esista una opportunità di dialogo che ci porti ad un accordo e ci permetta di preparare al meglio le future elezioni" al momento fissate per il 26 settembre. Riguardo alle decisioni adottate dall'attuale capo del governo, Henry sostiene che "alcune sono state troppo frettolose, come la dichiarazione di stato d'assedio. Non credo che ci trovavamo in una situazione che lo richiedesse". Di professione medico neurologo, l'intervistato ribadisce che "il primo ministro sono io, mentre Joseph era un premier uscente ad interim che aveva riassunto la carica di ministro degli Esteri (assegnatagli nel 2020). E quindi secondo me non è più primo ministro. O ci sono due primi ministri nominati in questo Paese?".

"La violenza può solo generare violenza e porta all'odio. Questo atteggiamento non aiuterà mai il nostro Paese a uscire da questa impasse politico che può essere risolto solo attraverso il dialogo, il consenso, lo spirito di impegno per il migliore interesse della nazione, per il bene comune del Paese". Lo afferma la Conferenza Episcopale di Haiti in un comunicato di condanna dell'assassinio del presidente Moïse. "La Conferenza Episcopale invita tutti i figli e le figlie del Paese a superare il proprio orgoglio personale e gli interessi di gruppo per cercare insieme, attorno a un tavolo, la soluzione haitiana tanto attesa dalla popolazione, dettata dall'amore per Haiti e per i nostri valori di popolo", si legge ancora nel messaggio, riportato da Fides. I Vescovi concludono con un forte appello: "Deponete le armi! Scegliete la vita! Scegliete la convivenza fraterna nell'interesse di tutti e nell'interesse di Haiti!".

"Qualunque essa sia, la vita va rispettata dal concepimento alla morte naturale. Ecco perché condanniamo fermamente l'assassinio del Presidente Jovenel Moïse", commenta a Fides padre Renold Antoine, missionario redentorista. "Come missionari facciamo un appello all'unità delle forze politiche, per trovare una via d'uscita alla grave crisi che sta vivendo il Paese, perché il paese è caduto a un livello che più basso non si può", aggiunge. "Questa notizia arriva in un momento delicato della storia nazionale - sottolinea il missionario -, in cui la crisi politica ed economica, aggiunta alla pandemia di coronavirus, e in mezzo a un forte aumento della violenza delle bande, scuotono il Paese"

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