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Giordania, Paesi arabi Golfo: 'Pieno sostegno a re Abdallah'

La regina Noor: 'Contro mio figlio calunnia malvagia'. Il vice primo ministro al Safadi: 'Il principe Hamzah ha attentato alla sicurezza'

Le monarchie arabe del Golfo, dal cui sostegno dipende in gran parte l'economia giordana, hanno assicurato oggi il loro sostegno al re Abdallah nella crisi in atto ad Amman, che ha visto una ventina di dignitari venire arrestati per un presunto complotto contro il sovrano mentre il fratellastro dello stesso Abdallah, il principe Hamzah bin Hussein, ha detto di essere stato messo agli arresti domiciliari. Gli Emirati arabi uniti, secondo quanto riferisce l'agenzia Wam, hanno detto di appoggiare "ogni misura presa dal re Abdallah II per preservare la sicurezza e la stabilità della Giordania e sventare ogni tentativo di metterle a rischio". Analoga la reazione dalla vicina Arabia Saudita, che ha espresso "pieno sostegno" per "le decisioni e le misure prese dal re Abdallah e dal principe della Corona Hussein per proteggere la sicurezza e la stabilità". Anche i restanti membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Gcc), cioè Qatar, Kuwait, Bahrain e Oman, hanno manifestato il loro sostegno al re giordano. Le ricche monarchie petrolifere del Golfo sono fra i principali sostenitori, insieme con gli Usa e gli altri Paesi occidentali, della Giordania, Paese povero di risorse la cui economia dipende in misura considerevole dagli aiuti esterni.

"Una calunnia malvagia". Cosi la regina Noor, vedova di re Hussein e madre del principe Hamzah, ha definito le accuse delle autorità giordane contro il figlio. "Prego che la verità e la giustizia - ha scritto su twitter ripresa da diversi media - prevalgano per tutti gli innocenti vittime di questa malvagia calunnia. Dio li benedica e li preservi".

"Il principe Hamzah e gli altri hanno portato minacce alla sicurezza e alla stabilità". Lo ha detto - citato dalla Petra - il vice primo ministro giordano al Safadi sugli arresti avvenuti ieri nel regno hashemita. "I servizi di sicurezza - ha continuato al Safadi - hanno monitorato una persona con collegamenti a servizi di sicurezza stranieri che comunicavano con la moglie del principe Hamzah". Al tempo stesso - ha aggiunto nella dichiarazione ufficiale - "le offrivano immediatamente un aereo per lasciare la Giordania per un paese straniero".

"Sono tra 14 e 16 le persone arrestate" ieri dalle autorità di sicurezza giordane nell'ambito delle indagini sul complotto contro il re. Lo ha precisato il vicepremier di Amman al-Safadi, citato dalla Petra, spiegando che oltre a queste ci sono i due dignitari Basem AwadAllah e Sharif Hassan bin Zaid i cui nomi sono subito circolati.

al-Safadi ha attaccato i video diffusi dal principe Hamzah accusandolo di aver "distorto i fatti, invocando simpatia locale e straniera". "Le persone attorno al principe Hamzah - ha poi aggiunto - comunicavano con entità che definivano se stesse 'opposizione esterna'".

"Da questa mattina sono agli arresti domiciliari" ha detto Hamzah in un video inviato alla BBC, sottolineando di "non essere lui il responsabile del crollo della governance, della corruzione e dell'incompetenza che è prevalsa nel governo negli ultimi 15-20 anni e che ora sta peggiorando". " Siamo al punto in cui - ha detto - nessuno è in grado di parlare o esprimere opinioni su qualsiasi cosa senza essere vittima di bullismo, arrestato, molestato e minacciato".

Nel video registrato il principe Hamzah dice: "Ho avuto una visita del capo di stato maggiore delle forze armate giordane che mi ha informato che non mi era permesso uscire, comunicare o incontrare persone perché durante incontri a cui avevo partecipato - o sui social o durante visite da me compiute - erano state espresse critiche al governo o al re ". Il fratellastro di re Abdallah precisa di non essere stato accusato di aver fatto lui stesso critiche, tuttavia afferma: "Non sono responsabile del crollo della governance, della corruzione e dell'incompetenza che è stata prevalente nella nostra struttura di governo negli ultimi 15-20 anni e che ora sta peggiorando. E non sono responsabile neanche della mancanza di fiducia che le persone hanno nelle istituzioni. Si è raggiunto un punto in cui nessuno è in grado di parlare o esprimere opinioni su qualsiasi cosa senza essere vittima di bullismo, arrestato, molestato e minacciato".

"Hanno rimosso il personale della mia sicurezza, mi hanno tolto Internet e la linea telefonica. Questa forse è l'ultima volta che potrò comunicare".

Le dichiarazioni di Hamzah giungono dopo l'arresto di venti alti dignitari per un sospetto "complotto" contro re Abdallah II.  Il capo di stato maggiore giordano, generale Yousef al Huneiti, ha fatto sapere che ad Hamzah stato intimato di astenersi da spostamenti e da altre attività che potrebbero essere sfruttate per destabilizzare il regno hashemita.

 

 

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