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Libia, Sarraj prosegue l'attacco. Lunga telefonata fra Conte e Al Sisi

L'iniziativa del Cairo, già accettata da Haftar, era stata accolta con favore da Stati Uniti e Francia; Roma più prudente. E il premier parla con il presidente egiziano anche del caso Regeni

Il governo di accordo nazionale libico di Fayez Al Sarraj ha respinto l'iniziativa del Cairo lanciata dal presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, che prevedeva un cessate-il-fuoco a partire da lunedì, già accettato dal generale Khalifa Haftar. Il governo "non ha tempo per guardare le assurdità di Haftar in tv", ha detto il portavoce delle forze militari di Tripoli, Mohammed Gununu, secondo quanto riferito dal Libya Observer. "Non abbiamo iniziato questa guerra, ma ne vedremo la data e il luogo della fine", ha aggiunto.

Sul campo, infatti, non si arrestano ancora le ostilità: le forze fedeli al governo di Sarraj, forti delle vittorie militari degli ultimi giorni nell'ovest del Paese, hanno puntato su Sirte, la città petrolifera strategica controllata dalle forze di Haftar (nonché ultimo grande insediamento prima della Cirenaica), e sulla base aerea di al-Jufra, a sud. E gli uomini del generale avrebbero subito lanciato una controffensiva.

Anche il presidente dell'Alto Consiglio di Stato di Tripoli, Khalid Al-Mishri, ha respinto l'iniziativa di Al Sisi, affermando che la Libia è uno Stato sovrano e l'intervento dell'Egitto è inaccettabile. Al-Mishri ha aggiunto che Haftar ora vuole tornare al dialogo politico dopo aver subito umilianti sconfitte, sottolineando che "il Consiglio di Stato rifiuta la presenza di Haftar nei prossimi negoziati politici, e che dovrebbe arrendersi ed essere processato da un tribunale militare".

Sabato il presidente egiziano, in una conferenza stampa con accanto Haftar e il presidente della Camera dei rappresentanti con sede a Tobruk, Aqila Saleh, aveva annunciato la proposta di un cessate-il-fuoco in tutta la Libia, subito accettata dal generale della Cirenaica. La Dichiarazione del Cairo riconosce "tutti gli sforzi internazionali per risolvere la crisi libica nel quadro politico" e stabilisce - oltre a un cessate-il-fuoco a partire dalle ore 6 di lunedì 8 giugno - lo smantellamento delle milizie e la consegna delle loro armi al sedicente esercito nazionale libico guidato dallo stesso Haftar e l'espulsione dei mercenari stranieri, sulla base di quanto stabilito dal vertice di Berlino di gennaio e dal Comitato militare congiunto 5+5 sotto l'egida dell'Onu. Ma particolarmente controverso, osservano i commentatori, risulta il punto della consegna delle armi alle forze di Haftar.

Dopo il gradimento per l'iniziativa egiziana espresso da Stati Uniti, Francia e Grecia, Roma ha fatto sapere di aver "accolto con attenzione l'accordo annunciato ieri". "L'Italia - si legge in una nota della Farnesina - ha sempre sostenuto ogni iniziativa che, se accettata dalle parti e collocata nel quadro del processo di Berlino, possa favorire una soluzione politica della crisi libica. A questo fine, auspica che tutte le parti si impegnino in buona fede e con spirito costruttivo nella ripresa dei negoziati 5+5 per la definizione, sotto la guida delle Nazioni Unite, di un cessate-il-fuoco duraturo".

Palazzo Chigi, quindi, ha reso noto che il premier Giuseppe Conte ha avuto oggi una lunga conversazione telefonica con Al Sisi. "Al centro del colloquio - si legge in una nota - la stabilità regionale, con particolare riferimento alla necessità di un rapido cessate-il-fuoco e di un ritorno al tavolo negoziale in Libia". Si è parlato, poi, anche di "collaborazione bilaterale, da quella industriale a quella giudiziaria, con particolare riferimento al caso Giulio Regeni".

E' giunto quindi un comunicato della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil): "La tragedia che affligge la Libia da più di un anno ha dimostrato, senza alcun dubbio, che qualsiasi guerra tra libici è una guerra persa. Non ci può essere un vero vincitore, solo gravi perdite per la nazione e il suo popolo, che hanno già sofferto a causa del conflitto per più di nove anni. Una soluzione politica alla lunga crisi della Libia rimane a portata di mano e la Missione, come sempre, è pronta a convocare un processo politico interamente guidato dalla Libia. Affinché i colloqui possano riprendere sul serio, le armi devono essere messe a tacere. Alla luce di ciò, l'Unsmil accoglie favorevolmente gli appelli degli attori internazionali e regionali nei giorni scorsi per la cessazione immediata delle ostilità in Libia".

La Compagnia petrolifera libica (Noc), intanto, ha confermato la ripresa della produzione nel giacimento di Sharara, nel Fezzan, nel sud della Libia, avvenuta "dopo lunghe trattative per riaprire la valvola di Hamada, che era stata illegalmente chiusa lo scorso gennaio", quando "una milizia armata impedì un intervento delle squadre di manutenzione della compagnia".

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