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gb - Piers Morgan, l'anchorman populista divenuto fustigatore di BoJo

11 maggio

Redazione ANSA LONDRA

Il suo programma mattutino è diventato un tribunale per Downing Street sull'emergenza coronavirus, con il malcapitato ministro di turno ridotto al rango di imputato, le interviste condotte con la veemenza dell'inquisizione, l'immancabile sentenza di condanna: un processo per direttissima più che uno show televisivo, quello che ogni giorno Piers Morgan - giornalista ed anchorman popolare e populista da sempre, da giovane direttore del filo-laburista Daily Mirror come da firma ormai matura delle testate della destra più filo-Tory, filo-Brexit e filo-Trump del Regno - mette in onda da settimane ai danni di Boris Johnson e soci. Bersagli di cui è divenuto il più inatteso degli oppositori in un panorama mediatico parso a lungo poco pungente verso il governo, almeno fino alle critiche diffuse di queste ore sui non pochi aspetti confusi del piano differito annunciato ieri dal premier conservatore verso un'incerta Fase 2 a tappe condizionate. I capi d'imputazione di Morgan non hanno dato invece tregua dall'inizio, con accuse insistenti d'incompetenza, ritardi, lacune organizzative. Accuse che Piers, 55 anni, già controverso direttore-ragazzo del defunto News of the World (tabloid del gruppo Murdoch travolto dallo scandalo delle intercettazioni illegali dei vip) prima che del Mirror, non manca di reiterare nella sua rubrica settimanale sul Daily Mail, il quotidiano più venduto del Regno; o su Twitter, dove conta su 7 milioni di followers. Un'inesauribile vis polemica che nel corso degli ultimi due mesi di emergenza sanitaria non ha concesso sconti o attenuanti a niente o nessuno. Con effetti così umilianti per il potere da spingere Downing Street a boicottare alla fine Good Morning Britain, il suo show, vietando a qualunque esponente del governo di parteciparvi a costo di attirarsi l'accusa di "infantilismo" e codardia. Anche Donald Trump, che ha avuto in questi anni in Morgan uno dei pochi giornalisti e intervistatori 'amici' di fama internazionale, la ha del resto rinnegato: bannandolo dal suo seguito di seguaci su Twitter avendo Piers criticato pure la Casa Bianca sulla pandemia. Provocatorio e narcisista secondo i detrattori, coraggioso e fuori dal coro per gli ammiratori, lui intanto fa spallucce. Con la stessa aria da bastian contrario che da direttore 35enne del Mirror gli permise di rompere da un giorno all'altro col partito di riferimento di quel giornale, il New Labour di Tony Blair, in polemica con le bugie sulla guerra in Iraq. E di mandare al diavolo Alistair Campbell, terrore di molti altri reporter d'allora, squalo della disinformazione e della propaganda blairiana. 

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