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gb- Governo riprende il controllo dei treni, lo Stato non è più tabù

23 marzo

Redazione ANSA LONDRA

Solo quattro mesi fa, ed è come se fosse passato un secolo, l'argomento suscitava scandalo nell'establishment britannico e fra i benpensanti. Riportare le ferrovie sotto il controllo del governo, anche in parte, era fra i cavalli di battaglia della sfortunata campagna elettorale di Jeremy Corbyn, fautore di un rinnovato intervento dello Stato in economia che faceva sobbalzare non solo i conservatori o i liberali del Regno, ma anche la nomenklatura più moderata del suo stesso Partito laburista. Idee tacciate come "vetero marxiste", o almeno "d'estrema sinistra": certo irrealizzabili.
    Tutto dimenticato, se non altro temporaneamente, a causa del coronavirus. I soldi pubblici, come d'incanto, si sono trovati; l'indebitamento ha cessato di essere una priorità; ed è toccato al governo Tory di un acceso sostenitore del 'free market' come Boris Johnson, e a un cancelliere dello Scacchiere di casa alla City come Rishi Sunak, annunciare in emergenza il più grande programma 'socialista' di esborso di denaro pubblico da decenni; addirittura con l'introduzione d'una cassa integrazione straordinaria e la decisione di sovvenzionare "per la prima volta nella storia" britannica fino all'80% dei salari dei dipendenti privati mandati a casa per effetto della pandemia.
    Una svolta cui s'è aggiunto nelle ultime ore il provvedimento del ministero dei Trasporti che, con un tratto di penna, ha riportato tutte le linee ferroviarie del Paese - privatizzate con risultati assai controversi sul fronte dell'efficienza dei treni e dei costi per i passeggeri isolani a partire dall'epoca di Margaret Thatcher - sotto l'effettivo controllo statale.
    Il decreto, reso noto con un semplice comunicato, sospende - seppur "provvisoriamente" - tutte le licenze con gli operatori, visto il tracollo delle prenotazioni innescato dall'emergenza sanitaria e la necessità di garantire la disponibilità dei servizi essenziali, e solo di quelli. In mano ai gestori restano al momento alcune mansioni di base (tipo le prenotazioni, collassate oggi del 70%) e un gettone sui ricavi residui. E chissà se, di qui a qualche mese, il tabù su un parziale ritorno alle ferrovie di Stato sarà ancora tale. 
   

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