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La scia di sangue in Europa

Da Parigi a Berlino, Londra e Barcellona, bersagli della jihad

 Parigi, Londra, Barcellona, Berlino. Il terrorismo che da 5 anni colpisce periodicamente l'Europa ha provocato centinaia di vittime, soprattutto civili: una vera e propria guerra lanciata dalla galassia jihadista contro l'Occidente. L'attacco al London Bridge, pur senza una matrice ancora nota, è l'ultimo di una lunga serie che ha fatto ripiombare l'Europa nell'incubo del terrorismo islamico, nonostante il colpo inferto all'Isis con l'uccisione di Abu Bakr al Baghdadi. Proprio il 'Califfo', sull'onda delle sue conquiste territoriali in Siria ed in Iraq, nel 2015 avvia un conflitto asimmetrico parallelo anche in Europa, attraverso cellule dormienti.

Il primo bersaglio è un simbolo della satira, che non risparmia niente e nessuno, nemmeno la religione. Il 7 gennaio 2015 due uomini armati assaltano la redazione parigina della rivista Charlie Hebdo, uccidendo 12 persone, tra cui il direttore. Aveva pubblicato poco prima una vignetta di sberleffo su Baghdadi. Due giorni dopo in un attacco al supermercato ebraico di Porte de Vincennes muoiono 4 persone. E' solo l'avvisaglia dell'incubo che vivrà la capitale francese il 13 novembre, diventando per tutta la notte teatro di guerriglia: tre commando armati assaltano la sala concerti del Bataclan, lo stade de France e diversi caffè del centro. L'incubo termina con 130 morti, tra cui l'italiana Valeria Solesin, e oltre 400 feriti.

L'Isis pesca spesso tra gli elementi malati, di seconda generazione, tra le comunità musulmane pienamente radicate in Europa. E grazie a loro colpisce anche in altri Paesi. Come in Belgio, a Bruxelles, il 22 marzo 2016: prima l'aeroporto, con dei kamikaze, e poi la metro, a pochi passi dal parlamento europeo: le vittime sono 32 (tra cui la connazionale Patricia Rizzo) e oltre 300 i feriti. Quando poi l'Isis inizia a perdere terreno in Medio Oriente, i lupi solitari tengono alta la sua bandiera in Europa.

E' il caso di Nizza, il 14 luglio 2016, quando un giovane tunisino travolge e uccide con un tir 86 persone sul lungomare e ne ferisce 450. Nel giorno delle celebrazioni per la festa nazionale francese. Sei le vittime italiane. Neanche la Germania rimane immune dal terrorismo.

A Berlino, il 19 dicembre 2016, il bersaglio è un mercatino di Natale. Il tunisino Anis Amri travolge 19 persone con un camion, tra cui la 31enne Fabrizia Di Lorenzo, e ne ferisce altre 50. Verrà ucciso dalla polizia italiana nel Milanese, durante la fuga. Il 2017 è un anno nero per la Gran Bretagna: il 22 marzo un cittadino di fede islamica falcia i pedoni con un suv sul ponte di Westminster a Londra e poi accoltella un agente a morte prima di essere abbattuto. Le vittime sono 5. Esattamente due mesi dopo un attentatore colpisce a Manchester, al termine di un concerto della cantante americana Ariana Grande: 23 morti e 122 feriti. Il 3 giugno il terrorismo prende ancora di mira Londra, proprio sul London Bridge, con tre uomini a bordo di un furgone che investono i pedoni sul marciapiede. Poi proseguono a piedi in un'area affollata di bar e locali accoltellando i passanti. I tre, che indossano finte cinture esplosive, vengono uccisi dalla polizia. Si contano 8 morti.

Anche la Spagna torna a rivivere l'incubo delle stazioni di Madrid, falciate da al Qaida nel 2004: il 17 agosto il bersaglio è Barcellona, un 22enne a bordo di un furgone piomba sulla folla che passeggia sulla Rambla, uccidendo 13 persone, tre cui 3 italiani. La cellula della strage preparava un attacco ancora più devastante contro la Sagrada Familia con 120 bombole di gas. Un altro italiano rimane vittima dei jihadisti, il 12 dicembre 2018 a Strasburgo. E' il giornalista Antonio Megalizzi, travolto dalle pallottole durante l'assalto di un uomo al mercatino di Natale. Muoiono altre 4 persone, i feriti sono 11.

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