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Il grido di Francesco a Hiroshima e Nagasaki: 'Mai più!'

Forte appello del Pontefice sul luogo dove il 6 agosto del 1945 venne sganciata la bomba atomica

"Nunca mas!", mai più. Il Papa lo scandisce e lo ripete: mai più. Dopo la tragedia della bomba atomica vissuta 74 anni fa a Nagasaki ed Hiroshima "non possiamo permettere che le attuali e le nuove generazioni perdano la memoria di quanto accaduto, memoria che è garanzia e stimolo per costruire un futuro più giusto e fraterno". "In un'unica supplica, aperta a Dio e a tutti gli uomini e donne di buona volontà, a nome di tutte le vittime dei bombardamenti, degli esperimenti atomici e di tutti i conflitti, eleviamo insieme un grido - è l'appello di Papa Francesco -: Mai più la guerra, ma più il boato delle armi, mai più tanta sofferenza! Venga la pace nei nostri giorni, in questo nostro mondo". Ma il pontefice lancia un monito diretto alle grandi potenze che stanno abbandonando il multilateralismo e che cercano di sfilarsi dai Trattati, come quello sul divieto delle armi nucleari. "Con convinzione desidero ribadire che l'uso dell'energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine"; "l'uso dell'energia atomica per fini di guerra è immorale ma anche il possesso è immorale, come avevo detto due anni fa", ha sottolineato Bergoglio riferendosi allo storico appello lanciato in Vaticano nel 2017.

"Saremo giudicati per questo", avverte Francesco. La giornata per il pontefice era cominciata a Nagasaki, con quel lungo momento di silenzio sotto il monumento dedicato alle vittime. Una pioggia incessante ha investito il luogo delle celebrazioni ma questo non ha fatto desistere i tanti giapponesi che hanno voluto essere presenti a questo momento storico. Nagasaki è un luogo che "ci rende più consapevoli del dolore e dell'orrore che come esseri umani siamo in grado di infliggerci", aveva detto il Papa nella cittadina giapponese che subì, dopo solo tre giorni, il destino di Hiroshima. Francesco definisce l'orrore vissuto da questa gente "indicibile". Nel parco c'è anche quella foto che lui stesso ha 'adottato' da diversi anni, distribuendola in diverse occasioni: un bambino con il fratellino morto sulle spalle che aspetta il suo turno al forno crematorio. Papa Francesco ha salutato la moglie e il figlio del fotografo Joe O'Donnell, autore della foto-simbolo della tragedia. "Il frutto della guerra" è il commento apposto da Bergoglio a quell'immagine. Ad Hiroshima il momento più commovente è il rintocco lento delle campane in un silenzio toccante, di rispetto per le vittime ma anche tuttora intriso del dolore di una tragedia che ha toccato profondamente l'umanità. "Faccio memoria qui di tutte le vittime e mi inchino davanti alla forza e alla dignità di coloro che, essendo sopravvissuti a quei primi momenti, hanno sopportato nei propri corpi per molti anni le sofferenze più acute e, nelle loro menti, i germi della morte che hanno continuato a consumare la loro energia vitale. Ho sentito il dovere - usa questa parola il Papa - di venire in questo luogo come pellegrino di pace".

Una pace che adesso è l'obiettivo principale dei memoriali realizzati nelle due cittadine. Si tengono conferenze, si raccolgono firme per stringere le potenze mondiali a decisioni a favore dell'umanità. Ma c'è anche il segno della speranza e di un futuro possibile. In Giappone lo simbolizzano materialmente negli origami, quei lavori di carta colorata dove concretamente la pazienza porta alla costruzione di una cosa bella. A Nagasaki le pareti sono tappezzate di queste piccole opere d'arte, molte realizzate da bambini con la parola pace declinata in tutte le lingue del mondo.

Papa arriva in Giappone: 'Felice, sempre stato mio sogno'
Il giovane gesuita che sognava di andare in Giappone come missionario, ha messo piede nella terra del Sol Levante da Papa. Francesco ha espresso tutta la sua contentezza per la visita apostolica in questo Paese dell'Asia, seconda tappa dopo la Thailandia. Dopo sei ore di volo, altro fuso orario, il passaggio dai 30 gradi di Bangkok alla pioggia e temperatura invernale di Tokyo, Francesco non è sembrato per nulla provato e ha incontrato subito i vescovi, cominciando con una battuta: "i giapponesi mi hanno messo subito al lavoro". E confida: "Sono molto contento per il dono di visitare il Giappone. Non so se lo sapete ma fin da giovane ho provato simpatia e affetto per queste terre. Sono passati molti anni da quell'impulso missionario, la cui realizzazione si è fatta attendere. Oggi il Signore mi offre l'opportunità di essere tra voi come pellegrino missionario".

Prima di atterrare aveva inviato messaggi di pace a tutti i Paesi sorvolati: tra questi anche il territorio di Hong Kong al centro di tensioni, proteste e violenze. Una scelta importante considerato che Hong Kong non è uno Stato. "Prego che Dio Onnipotente possa garantirvi benessere e pace": sono le parole di Papa Francesco a Carrie Lam, capo dell'amministrazione autonoma di Hong Kong. Così nel telegramma inviato al momento del sorvolo nella tratta che porta il pontefice da Bangkok a Tokyo. Nessun riferimento esplicito alla crisi in corso. Ma di lì a poco arrivano anche i messaggi a Xi Jinping, presidente della Cina e Tsai Ing-Wen, presidente di Taiwan, con l'unico auspicio della pace. Nel primo discorso in Giappone tocca subito i temi centrali di questa visita: il disarmo nucleare, la necessità di attenzione per i giovani sempre più soli, e i migranti.

"Visiterò Nagasaki e Hiroshima - ha detto annunciando il programma della giornata di domani -, dove pregherò per le vittime del catastrofico bombardamento di queste due città e mi farò eco dei vostri appelli profetici al disarmo nucleare". "Non abbiamo paura di portare avanti sempre, qui e in tutto il mondo - è stato l'appello lanciato ai vescovi -, una missione capace di alzare la voce e difendere ogni vita come dono prezioso del Signore".

Il Papa ha poi chiesto ai vescovi del Giappone di avere particolare cura per i giovani, considerata la piaga dei suicidi e il triste fenomeno chiamato degli 'hikikomori', i ragazzi che si chiudono nella propria stanza senza volere avere rapporti con l'esterno, se non attraverso il web. Ci sono "diversi flagelli - sono state le parole di Francesco - che minacciano la vita di alcune persone delle vostre comunità, che sono segnate, per vari motivi, dalla solitudine, dalla disperazione e dall'isolamento. L'aumento del numero di suicidi nelle vostre città, così come il bullismo (ijime) e varie forme di auto-esigenza, stanno creando nuovi tipi di alienazione e disorientamento spirituale. Quanto tutto ciò colpisce soprattutto i giovani! Vi invito a prestare particolare attenzione - ha detto Francesco - a loro e ai loro bisogni, a cercare di creare spazi in cui la cultura dell'efficienza, della prestazione e del successo possa aprirsi alla cultura di un amore gratuito e altruista, capace di offrire a tutti, e non solo a quelli 'arrivati', possibilità di una vita felice e riuscita".

Infine ringrazia la Chiesa locale per la cura che mostra nei confronti dei migranti, in una società che ha difficoltà, da un punto di vista culturale ma anche ideologico, ad integrare chi arriva da fuori. E ricorda che "i numerosi lavoratori stranieri rappresentano più della metà dei cattolici del Giappone".

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