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Dazi, 'la Cina pronta a cooperare con gli Usa'

L'ambasciatore Li Ruiyu, rafforzare partenariato con Ue e Italia

(ANSA) - ROMA, 10 GEN - La Cina "è pronta ad impegnarsi con la controparte americana per implementare l'intesa raggiunta al G20 di Buenos Aires dai due Presidenti Xi e Trump al fine di ampliare la cooperazione sulla base del mutuo interesse e gestire le divergenze basandosi sul rispetto reciproco". Al termine di una tre giorni di colloqui tra Pechino e Washington sul commercio, l'ambasciatore cinese a Roma Li Ruiyu, in un'intervista all'ANSA, illustra le priorità per il 2019 in tema di rapporti non solo con gli Usa ma anche con Unione europea e Italia.
    "Che vi siano delle frizioni o delle differenze con gli Stati Uniti in questo ambito è normale - spiega il diplomatico - ma occorre gestirle con uno spirito di rispetto reciproco e trattamento egualitario, al fine di individuare delle soluzioni che siano accettabili per ambo le parti. Quest'anno si celebra il 40/o anniversario dell'istituzione delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cina e in questi 40 anni lo sviluppo storico dell'interscambio e della cooperazione bilaterale non solo hanno risposto agli interessi dei Paesi stessi, ma hanno anche promosso la pace, la stabilità e la prosperità dell'Asia-Pacifico. La storia ci mostra che Cina e Stati Uniti quando sono uniti ottengono vantaggi reciproci, quando sono in lotta perdono entrambi".
    Sulla vicenda del bando nei confronti dei prodotti Huawei da parte di alcuni Paesi, a causa di preoccupazioni relative alla sicurezza, l'ambasciatore Li denuncia che "ci sono delle persone a cui piace usare la scusa della sicurezza per sollevare delle accuse senza fondamento nei confronti della Huawei o delle altre aziende tecnologiche cinesi, per di più senza apportare prove convincenti. Posso solo dire che si tratta di un caso chiaro di tentativo di bullismo tecnologico e di protezionismo commerciale e negli investimenti". "La qualità dei prodotti Huawei e la loro sicurezza - sottolinea - hanno già ottenuto un'ampia approvazione da parte dei partner. Per esempio, nei suoi 15 anni di attività la filiale di Huawei in Italia, ha raggiunto una percentuale dell'80% di personale italiano. Negli ultimi 3 anni, la Huawei in Italia ha effettuato acquisti per 600 milioni di euro con un introito fiscale di 180 milioni di euro e ha costituito centri ricerca in cooperazione con molte università.
    Inoltre, ha avviato progetti di sperimentazione sul 5G con molte aziende delle italiane delle telecomunicazioni come Tim e Vodafone". Sul tema più ampio dei rapporti con l'Ue, l'ambasciatore ricorda che la Cina ha pubblicato in dicembre il suo terzo documento sulle politiche nei confronti dell'Europa nel quale si guarda all'Ue come un importante forza strategica sullo scacchiere internazionale. "Anche se negli ultimi anni l'Ue ha dovuto fronteggiare l'impatto della Brexit,la posizione della Cina a sostegno del processo di integrazione non è cambiata, continua a guardare positivamente a un'Europa unita, stabile, aperta e prospera. Siamo pronti a continuare, insieme ai Paesi dell'Unione Europea e all'Italia in particolare, a promuovere la fiducia politica reciproca e ad ampliare la cooperazione". E per quanto riguarda l'Italia il diplomatico sottolinea che "il 2018 è stato un anno particolarmente importante con un'accelerazione nello sviluppo dei rapporti bilaterali e la nascita di nuove opportunità. Da gennaio a novembre 2018, l'interscambio bilaterale tra Italia e Cina ha raggiunto 49,59 miliardi di dollari, con un incremento del 10,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Nel 2018, i nuovi investimenti diretti esteri cinesi in Italia hanno superato i 900 milioni di dollari e il 2019 per i rapporti sino-italiani sarà un anno molto importante perché coincide con il 15esimo anniversario dalla sigla del Partenariato strategico globale bilaterale. Di fronte a un momento di cambiamento come il mondo non ne vedeva da un secolo - aggiunge l'ambasciatore - i due Paesi hanno il dovere di approfondire ulteriormente la fiducia reciproca, rafforzare la cooperazione e intensificare il coordinamento sulla scena internazionale".
    Sul fronte interno, infine, Li Ruiyu, tiene a precisare che nella regione dello Xinjiang, a forte presenza musulmana, "non esistono i cosiddetti 'centri di rieducazione', ma quello che c'è sono dei 'centri per la formazione e l'istruzione professionale'. La Cina sostiene l'uguaglianza tra i diversi gruppi etnici e la libertà di culto e, allo stesso tempo, è impegnata fermamente nella lotta all'estremismo religioso e al terrorismo presente nello Xinjiang dove alcuni gruppi vorrebbero copiare il modello dello Stato Islamico. Per questo, il governo cinese non può restare seduto a guardare. Credo che la comunità internazionale, Italia compresa, dopo aver compreso qual è la situazione reale in Xinjiang, possa capire meglio e sostenere l'impegno che il governo cinese sta mettendo nella lotta al terrorismo".(ANSA).
   

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