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La Rambla torna a vivere, 'non abbiamo paura'

Ma polemiche su sicurezza

"No tinc por", non ho paura in catalano. Meno di 24 ore dopo l'attacco jihadista che ha seminato morte e terrore a Barcellona, la Rambla è tornata quella di prima: affollata di gente, colorata, piena di turisti di tutto il mondo, animata dagli artisti di strada, ritmata dalle sedie dei bar che offrono cava cerveza e tapas a tutte le ore. Due differenze, e non da poco: la passeggiata che conduce alla statua di Cristoforo Colombo (Colon in spagnolo), è più silenziosa, in una forma di rispetto per le vittime di ieri, e le forze dell'ordine sono decisamente più presenti del solito, con gruppi di Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, praticamente ad ogni incrocio. Che oggi sarebbe stata una giornata particolare lo si è capito sin dall'inizio, quando la Rambla ha riaperto poco dopo l'alba, dopo essere stata ripulita nella notte. Le autorità, gli abitanti di Barcellona e i numerosi turisti aficionados della metropoli catalana hanno voluto immediatamente rispondere al terrore con un segnale forte, rifiutando di cedere alle minacce jihadiste accettando un coprifuoco di fatto, come avrebbe invece voluto l'Isis che ha rivendicato l'attacco.

Nel pomeriggio l'arteria è stata anche riaperta al traffico delle auto (ma con molti controlli e i furgoncini blindati della polizia all'ingresso) e a fine giornata era imminente la riapertura del mercado de la Boqueria, nello storico quartiere di Raval. Nel pomeriggio, a 24 ore esatte dall'attacco terroristico, la passeggiata verso il mare era forse ancora più affollata del solito. Alla base della famosa fontana de los Canaletes sono apparsi fiori, bandierine, orsacchiotti, un altarino di candele e caramelle per salutare le vittime. E c'è anche chi cantava 'Imagine'. "No tinc por, no tinc por, no tinc por!". Il primo vero momento clou della giornata è stato il minuto di silenzio organizzato per mezzogiorno (e subito interrotto dagli applausi e dallo slogan del giorno), a Placa de Catalunya, la gigantesca piazza del Corte Ingles, i mitici grandi magazzini spagnoli, dove la Gran Via divide a metà la città e partono le cinque Ramblas verso il Mediterraneo. Sono venuti in migliaia, attraversando la Rambla come ha fatto, scortato da numerose guardie del corpo, il presidente catalano Carles Puidgemont, e al ritorno i vertici dello Stato spagnolo e della Catalogna: oltre a Puidgemont, re Felipe VI, il premier Mariano Rajoy, la sindaca di Barcellona Ada Colau.

E, fatto più unico che raro, in un momento di forte tensione istituzionale tra la capitale e il capoluogo che punta al referendum per l'indipendenza catalana, Rajoy e Puidgemont hanno organizzato una conferenza stampa congiunta: sul terrorismo non si transige e siamo tutti uniti. In piazza, non lontano da uno striscione che recitava 'Nunca seremos esclavos del miedo' (Non saremo mai schiavi della paura), una signora di mezza età ha iniziato ad un certo punto a sventolare la bandiera spagnola, beccandosi i fischi. Lo stesso è successo in un altro angolo della piazza a chi ha messo in evidenza la senyera, la bandiera della Catalogna: oggi non era davvero il caso di strumentalizzare politicamente il lutto. Qualche piccola polemica infine: perché non aver blindato l'accesso alla Rambla da Placa de Catalunya - si chiedono in molti - all'indomani dell'esplosione di Alcanar, dove la bomba artigianale che i jihadisti volevano portare a Barcellona per far lievitare il numero delle vittime ha distrutto un appartamento? In situazioni analoghe, i jihadisti hanno sempre agito nelle 24 ore successive. Colau respinge la accuse al mittente: sono responsabili per il terrorismo governo centrale e regionale, e a noi comune di Barcellona la Cia non ha detto niente.

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