Dopo sei anni di guerra, la situazione in Siria è sempre più tragica e per i civili non c'è più nessuna via di fuga. Lo denuncia l'organizzazione umanitaria Oxfam in un documento che fornisce cifre drammatiche. "78.000 siriani bloccati al confine con la Giordania, centinaia di migliaia respinti alla frontiera con la Turchia, 640.000 in Siria sotto assedio militare", afferma Oxfam ribadendo la sua adesione "al progetto Corridoi Umanitari, che garantisce una via di approdo sicura a centinaia di rifugiati vulnerabili".
"Milioni di persone - ricorda l'organizzazione - si ritrovano intrappolate, vittime di politiche restrittive che innalzano muri e di fatto impediscono una chance di futuro a chi ha dovuto lasciarsi tutto alle spalle. I quasi cinque milioni di siriani che sono riusciti a scappare dal paese oggi vivono sulla propria pelle le conseguenze delle decisioni dei paesi più ricchi del mondo che si traducono per moltissimi nell'impossibilità di trovare un luogo sicuro in cui vivere: da inizio anno Stati Uniti, Unione Europea e Gran Bretagna hanno variamente modificato, sospeso o cancellato tutte quelle politiche in grado di garantire accoglienza a decine di migliaia di rifugiati".
"Invece di porre fine alle incredibili violenze, si impedisce ai siriani di mettersi in salvo da quelle stesse violenze - ha detto Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia - Il risultato è che centinaia di migliaia di persone vivono nelle aree di guerra mentre in tantissimi non hanno nessuna speranza di reinsediamento in altri paesi o di ritorno a casa".
Oxfam ricorda in particolare "i campi sovraffollati delle isole greche, i ritorni forzati in Turchia, la volontà dell'Europa a non prendersi carico delle richieste d'asilo di chi è in fuga dalla guerra, l'emendamento alla legge sull'immigrazione in Gran Bretagna che impedisce l'ingresso a minori migranti non accompagnati".
"L'appello che rivolgiamo ai leader del mondo - è scritto ancora nel documento - è di smettere la politica dei muri e di rispettare gli impegni di reinsediamento assunti nei confronti di chi fugge dalla guerra".
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