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L'amico egiziano di Regeni: 'Al Cairo si vive un incubo'

L'amico egiziano di Regeni: 'Al Cairo si vive un incubo'

"Ho pianto, mi ha ricordato un compagno ucciso dalla polizia"

ROMA, 07 febbraio 2016, 14:24

Michele Cassano

ANSACheck

Poliziotti egiziani davanti all 'ambasciata italiana al Cairo © ANSA/AP

Poliziotti egiziani davanti all 'ambasciata italiana al Cairo © ANSA/AP
Poliziotti egiziani davanti all 'ambasciata italiana al Cairo © ANSA/AP

"Giulio era un bravo ragazzo e ho pianto quando ho saputo della sua morte. Mi ha fatto tornare in mente un mio amico che e' stato ucciso dalla polizia". A parlare è un egiziano, 25 anni, che ha lasciato il Cairo nel settembre scorso per venire in Italia, non per paura - sostiene - ma per "respirare la libertà". Aveva conosciuto Giulio Regeni via internet qualche mese fa, tramite un amico comune. Ora per proteggere la sua famiglia e la comunità con cui anche lo studente friulano era in contatto preferisce rimanere anonimo. "Era il Ramadan del 2012, dopo il colpo di stato - racconta all'ANSA -, il mio amico era sul microbus mentre faceva il digiuno. Verso le 16 un poliziotto ha litigato con l'autista e ha sparato due volte verso il microbus che era pieno di gente. Il mio amico ha preso una pallottola in testa. In Egitto stiamo vivendo un incubo. Viviamo nel terrore". "Conoscevo Giulio solo via Internet - spiega -. Un amico comune ci ha messo in contatto perché mi sentivo solo, per farmi conoscere qualcuno. E lui mi ha aiutato molto. Mi aveva invitato a casa dei suoi genitori per Natale, anche se lui non c'era. Diceva che loro sarebbero rimasti contenti, ma io non potevo". "Non e' facile per voi stranieri capire - racconta ancora -.

In Egitto c'è stato un colpo di stato. Abbiamo vissuto un anno di libertà, poi tutto è finito... soprattutto per noi giovani. Ci fanno pagare ogni giorno per quello che abbiamo fatto contro il vecchio regime. Non si puo' parlare di politica adesso neanche al bar. Quando ti arrestano non chiamano i tuoi genitori e non ti fanno usare il cellulare finche' ci sono le indagini. Tanti giovani egiziani sono spariti. I loro genitori girano a vuoto, chiedono negli ospedali, nelle questure e dopo mesi capiscono che sono stati arrestati". "Giulio parlava l'arabo e forse per questo potrebbe essere stato fermato - dice ancora -. Quello che mi ha colpito è che lui e' sparito per giorni e poi, dopo quasi una settimana, hanno detto che il suo corpo e' stato trovato. I criminali comuni in Egitto hanno timore di avvicinarsi agli stranieri, perchè sono terrorizzati dalla polizia. Una volta ero con una ragazza inglese e ci hanno avvicinato dei ragazzi armati di coltelli. Appena ho detto loro che la mia amica era straniera sono scappati. Se la colpa fosse di criminali comuni il governo, stanne certo, li troverebbe subito". "Ho sentito dire che secondo alcuni Giulio voleva manifestare per l'anniversario di piazza Tahrir - aggiunge -. Non ci credo. Non erano abbastanza forti per fare una cosa del genere. Non e' facile manifestare al Cairo adesso, diciamo che e' impossibile".

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