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Dall'Australia alla Ue, le politiche migratorie

Dall'Australia alla Ue, le politiche migratorie

Indonesia e Malaysia i Paesi con legislazioni più ferree

21 aprile 2015, 17:39

Redazione ANSA

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L 'arrivo nel porto di Catania dei sopravvissuti al naufragio avvenuto tra sabato e domenica - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'arrivo nel porto di Catania dei sopravvissuti al naufragio avvenuto tra sabato e domenica - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'arrivo nel porto di Catania dei sopravvissuti al naufragio avvenuto tra sabato e domenica - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le recenti tragedie dei migranti nel Mare Mediterraneo ripropongono un ripensamento delle politiche di accoglienza.

Qui di seguito una scheda sulle politiche adottate dai diversi Paesi.

L'AUSTRALIA è meta di barconi provenienti dall'Iraq, Iran, Pakistan, Afghanistan, Sri Lanka, Cina, Somalia, Sudan, Myanmar e Vietnam. La maggiore parte dei barconi lascia l'Indonesia con destinazione Christmas Island, a circa 345 km a sud di Giava.
    Molti arrivano senza passaporto, rendendo difficile il loro rimpatrio. Da luglio 2013 Camberra rifiuta di concedere permessi ai rifugiati via mare. A Christmas Island esiste un centro di detenzione per i richiedenti asilo.

In INDONESIA sbarcano migranti dall'Afghanistan, Iran, Myanmar, Sri Lanka e Paesi mediorientali. La loro destinazione finale è l'Australia. La geografia del Paese, con le sue migliaia di isole, fa dell'Indonesia uno dei principali Paesi di transito. Giakarta non ha siglato nel 1951 la Convenzione sui rifugiati Onu e non riconosce la condizione di rifugiato ne concede asilo. Ospita 13 centri di detenzione.

In MALAYSIA approdano molti migranti dal Myanmar, Sri Lanka, Pakistan, Somalia, Siria, Iraq, Iran, Afghanistan, Yemen e Sudan, con destinazione finale l'Australia. L'arresto e la detenzione sono le risposte del governo di Kuala Lampur. Non esistono campi di rifugiati e la maggior parte degli oltre 100mila migranti vive nelle "bidonville". Non possono lavorare e i loro figli non hanno diritto a frequentare la scuola.

In INDIA giungono principalmente cingalesi. Vengono accolti in campi di rifugiati e possono anche lavorare.

Il BANGLADESH ospita migranti dal Myanmar, con destinazione finale il Bangladesh. I più fortunati vivono in alcuni campi con scuole ed ospedali, mentre la maggior parte di loro si perde nelle periferie delle città.

I rifugiati vietnamiti hanno come destinazione finale gli Usa, il Canada (che ha una delle legislazioni più morbide) e l'Australia. Il più grande esodo di massa, quello dei "boat people" iniziò nel 1978, due anni dopo la fine della guerra in Vietnam, con centinaia di migliaia di persone in fuga. Agli inizi degli anni Ottanta ne seguì una nuova ondata. La maggior parte di loro approdarono inizialmente a Hong Kong e in altre nazioni del sud-est asiatico che hanno creato campi di accoglienza ad hoc.

In EUROPA - dove le politiche di immigrazione sono di competenza dei governi nazionali - arrivano principalmente siriani, iracheni, eritrei, somali e molti altri migranti dall'Africa sub-sahariana. I Paesi di approdo sono principalmente l'Italia, la Grecia e Malta. Le destinazioni preferite sono Gran Bretagna, Germania, Francia e Svezia. Chi approda nella Ue senza un visto viene fermato, interrogato e gli vengono prese le impronte digitali. I migranti, raccolti nei "centri di accoglienza", vengono nutriti e viene garantita loro assistenza sanitaria. Ad alcuni viene anche concesso asilo dopo una adeguata procedura.

Negli USA esiste la lotteria degli immigrati, che - pagando una quota - sognano che il loro nome venga estratto. La prima legislazione sull'immigrazione è del 1790. Negli ultimi due secoli si sono susseguite norme per fermare il flusso di migranti e per fissare delle quote. Nel 1952 viene creato un Servizio per la Naturalizzazione e l'Immigrazione.

Nel 2013 la CINA ha varato una nuova legge sull'immigrazione che rende più dure le punizioni per gli stranieri che entrano illegalmente nel Paese, che rischiano la detenzione.

La RUSSIA ha varato una legge federale sullo stato legale dei cittadini stranieri nel 2002 in base alla quale chiunque varchi la frontiera del Paese deve ottenere un documento valido di immigrazione. Per richiedere un permesso di soggiorno lavorativo si deve provare di avere già un'offerta di lavoro. Se entro 90 giorni la richiesta non viene accettata gli immigrati devono immediatamente lasciare la Federazione, pena l'arresto e la conseguente deportazione.

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