L'Italia non molla la presa su Cesare Battisti. Ed è pronta, nel caso l'ex terrorista Pc sarà espulso dal Brasile, a ritentare la carta della richiesta di estradizione per riportarlo nel suo paese, dove lo attende il carcere a vita per gli omicidi commessi durante gli anni di piombo. All'indomani della notizia di una possibile 'espulsione' di Battisti dal paese verde-oro, ad annunciarlo è lo stesso ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
"Il ministero ha attivato tutti i canali diplomatici: aspettiamo di capire le conseguenze di una sentenza che non è definitiva" e di sapere in che Paese sarà espulso ma "se il provvedimento sarà confermato, auspichiamo che consenta di dar luogo a una richiesta di estradizione, che abbiamo già fatto da tempo", ha spiegato il guardasigilli a Porta a Porta sottolineando che "valuteremo la pronuncia definitiva delle autorità brasiliane". Il provvedimento brasiliano, se confermato, porterebbe ad un'espulsione verso Paesi "che sono ipotizzabili", ha aggiunto Orlando precisando che l'Italia "auspica" che questo possa aprire a "una richiesta di estradizione, che abbiamo fatto da tempo: il problema è parlare alla luce di questo provvedimento, perché l'istanza andrebbe rivolta non al Brasile ma ad un altro Paese", ha chiarito. Di certo l'ipotesi della reale espulsione di Battisti dal Brasile resta, al momento, ancora lontana e incerta. La sentenza del tribunale brasiliano che ieri ha deciso di negare il rilascio del visto, approvando un provvedimento di 'deportazione' per documenti falsi, può essere infatti oggetto di ricorsi a diversi livelli di appello che finchè non completeranno il loro lungo iter sospendono di fatto l'espulsione. Una carta, quella del ricorso, che Battisti - tramite il suo legale - ha già annunciato voler giocare. Esperti giuridici che hanno visionato la sentenza di ieri sottolineano inoltre l'esistenza di alcune lacune che renderebbero non difficile la strada dell'appello alla decisione presa ieri dal giudice federale di Brasilia, Adverci Rates Mendes de Abreu. Non sembra invece trovare nessun riscontro l'ipotesi - avanzata da alcuni osservatori - che l'estradizione dell'ex terrorista possa essere 'scambiata' con quella di Henrique Pizzolato, l'ex dirigente del Banco do Brasil condannato a 12 anni nel caso 'Mensalao' e fuggito in Italia con il passaporto del fratello defunto. "Non posso pensare che il mio Governo anteponga alla violazione dei diritti fondamentali di una persona, a maggior ragione di nostro concittadino, la possibilità di ottenere un successo politico", ribadisce intanto il legale di Pizzolato che ha preso carta e penna e scritto a Orlando. E anche l'avvocato di Battisti entra nella questione: "nessun legame", rimarca Igor Sant'Anna Tamasauskas sottolineando che la tempistica processuale dell'ex banchiere è solo una "infelice coincidenza per il mio cliente". Sul tappeto come possibili destinazione di Battisti (nel caso l'espulsione andasse in porto) ci sarebbero Francia e Messico. Paesi verso cui, nel caso, l'Italia potrebbe avanzare una nuova richiesta di estradizione. Quella presentata al Brasile, all'epoca dell'arresto di Battisti, fallì per la decisione dell'allora presidente Luiz Ignazio Lula di concedere, nell'ultimo giorno del suo mandato, all'ex terrorista lo status di rifugiato politico. Decisione che fece piombare ai minimi le relazioni tra Roma e Brasilia.