L’approccio tradizionale presente nei Servizi sanitari — compresi quelli della salute mentale — poggia sul sapere dei professionisti, che lo usano per curare i pazienti ai quali trasmettono pedagogicamente i comportamenti da seguire: dai farmaci da prendere alle abitudini di vita che è opportuno tenere. È il tradizionale approccio medico che vede calare il sapere e il potere dall’alto verso il basso (dal medico al paziente, appunto) in un contesto relazionale chiaramente asimmetrico.
Un disegno realizzato da Monica Zatti
Ecco come dovrebbe cambiare il paradigma secondo il movimento "Le Parole Ritrovate".
1. Sostituire l’approccio medico tradizionale con un approccio relazionale, dove il potere viene riconosciuto anche al paziente e dove la relazione da asimmetrica si avvicina sempre più a paritaria. Così la pedagogia calata dall’alto si trasforma in un terreno di confronto e scambio, di fondamentale valorizzazione dei reciproci saperi.
2. Affiancare al sapere del professionista – che rimane ovviamente presente e riconosciuto - il sapere esperienziale dell’utente e del familiare, frutto della convivenza con la malattia di cui sono diventati inevitabilmente «esperti». Senza dimenticare il sapere del cittadino attivo e disponibile che porta nel mondo della salute mentale i saperi della comunità.
3. Costruire – attraverso relazioni paritarie e la valorizzazione dei saperi - percorsi di cura condivisi che permettono di ottenere risultati migliori a costi minori con vantaggi per tutti: utenti, familiari, operatori, amministratori.
4. Co-progettare e co-produrre le prestazioni, che nascono da gruppi di lavoro misti, composti da utenti, familiari, operatori e cittadini. In questo modo si progettano e producono, e poi si verificano, assieme, le prestazioni. Non è utopia. In alcune realtà è già una pratica consolidata. Si va dalle prestazioni più classicamente intese, rivolte a utenti e familiari, ad attività di coinvolgimento, di sensibilizzazione e di formazione, offerte a tutto il mondo della salute mentale e alla popolazione generale, a partire dal mondo dei giovani e delle scuole. Nascono in questo modo pensieri e pratiche condivise che rivoluzionano i percorsi di cura, core business dei servizi. Prendono forma linee guida e protocolli scritti a più mani che impegnano tutti i soggetti attivi nella salute mentale, professionisti compresi.
Questi punti riassumono il modello del fareassieme che da una ventina d’anni, in tutta Italia, grazie al movimento "Le Parole Ritrovate", porta avanti questi cambi di paradigma che in alcune realtà italiane hanno portato aria nuova partendo da assunti semplici: credere nel valore della responsabilità personale, credere che il cambiamento sia sempre possibile, credere che ognuno abbia delle risorse e non solo dei problemi. Cambiare paradigma vuol dire credere in questi punti. L’emergenza Covid-19 dovrebbe insegnare che cambiare è possibile e opportuno, puntando su questi pilastri, anche nella salute mentale.