Dalle intercettazioni di una delle più articolate indagini sulla ‘ndrangheta al Nord, quella coordinata dalla Dda di Milano contro le ‘locali’ di Desio e Seregno, in Brianza, emergono particolari inquietanti ed emblematici. Si tratta evidentemente di una consorteria così potente, di un sistema così accettato che gli usurai che stringono accordi economici con gli imprenditori emettono perfino le fatture per i soldi prestati! Come spiega uno degli indagati intercettati a un amico: “Ho detto va beh poi l'altri li ho distribuiti in giro. Li ho distribuiti facendo pagare chiaramente gli interessi, più il venti percento di Iva, gli ho fatto la fattura e me le sono intestate come Xxx, anche a Xxx gli feci la fattura, venti percento d'Iva che mi ha fatto pagare, tanto sono a credito e così bene o male mi è andata bene perché hai capito?”. “E’ andato nel pulito”.
“I settanta con questo discorso son diventati novantasei novantasette, non so quanti cazzo son diventati, però è vero che (ride) e gli ho fatto entrare anche in banca, mi ho fatto doppio favore francamente. Perché avevo, avevo un problema...”. “Certo perché hai fatto le fatture...”. “Ho fatto le fatture e li ho versati regolari, capito?”. In una delle transazioni ricostruite dalla Dda, tanto per fare un esempio, a fronte di un prestito di 50.000 euro subito sono stati aggiunti 2.000 euro di interessi, facendo pertanto lievitare il prestito a 52.000, e su questi per dieci giorni è stato applicato un interesse del 20% e pertanto, alla scadenza dei dieci giorni è stata restituita la somma di 62.400 euro . “E’ per questo che noi diciamo – spiega un investigatore che preferisce rimanere anonimo – che la depenalizzazione del reato di falso in bilancio non è un problema veniale, ma un grande favore alla criminalità organizzata di stampo mafioso”.
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