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La Bce taglia ancora i tassi, si ferma la crescita Ue

La Bce taglia ancora i tassi, si ferma la crescita Ue

Addio al tono restrittivo, ma Lagarde è prudente sul 2025

ROMA, 12 dicembre 2024, 21:11

di Domenico Conti

ANSACheck
Christine Lagarde © ANSA/AFP

Christine Lagarde © ANSA/AFP

Avanti con un altro taglio dei tassi, ma con la gradualità di un quarto di punto alla volta e senza legarsi le mani con impegni sul futuro. E' il compromesso fra le anime della Bce raggiunto dalla presidente Bce Christine Lagarde: allentare la stretta monetaria, di fronte alla crescita che peggiora, abbandonando l'intonazione restrittiva di politica monetaria. Ma senza strappi, quindi escludendo per ora un taglio più robusto da mezzo punto percentuale. 

Video Costo del denaro, dal taglio Bce un 'sollievo' per i mutui

 

 

Gli equilibri nel Consiglio direttivo hanno prodotto quello che da settimane si attendevano gli investitori: un quarto taglio dei tassi da 25 punti base da quando la Bce ha iniziato ad allentare la politica monetaria la scorsa primavera, identico a quelli di di giugno, settembre e ottobre, che porta il tasso sui depositi al 3%. "C'è stato un dibattito con qualcuno che ha proposto di considerare un taglio da mezzo punto, ma alla fine c'è stata la decisione unanime che 25 punti base rappresentavano la giusta decisione", ha spiegato Lagarde. Il comunicato finale e le parole della Lagarde abbandonano la formula secondo cui la Bce "manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi".    

Segno che la Bce intende andare perlomeno verso una politica neutrale, se non espansiva come chiedono le 'colombe', portando i tassi verso un livello che Lagarde ha quantificato "poco al di sopra" del 2%: gli economisti prevedono si raggiunga entro giugno 2025. Un approccio col bilancino, che fa di Milano la Borsa che in Europa se la cava meglio (+0,36%) ma penalizza i Btp, il cui rendimento schizza di 16 punti base fino al 3,35%. A Francoforte si è tenuto conto delle richieste delle colombe di dare più ossigeno alla crescita, ma anche della prudenza dei 'falchi'.

Da una parte, ci sono una ripresa dell'economia dell'area euro "più lenta del previsto" e gli indicatori più recenti che puntano su un Pil negativo nel quarto trimestre, con la Francia impantanata nella crisi politica, la Germania in recessione e l'Italia a crescita zero nel trimestre estivo. La crescita attesa dalla Bce per l'area euro si ferma così allo 0,7% nel 2024 (da 0,8% di settembre), a 1,1% nel 2025 (da 1,3%) e dell'1,4% nel 2026 (da 1,5%) e viaggia all'1,3% nel 2027. L'obiettivo d'inflazione sostenibile al 2%, anche se Lagarde puntualizza che "non è ancora missione compiuta", è ormai in vista con stime sono ulteriormente limate al 2,1% per il 2025 e all'1,9% per il 2026. Numeri che, sulla base dei contratti derivati sui terminali Bloomberg, danno un taglio da 50 punti base come attesa principale degli investitori per la riunione Bce del 30 gennaio.

"Non ci penso, davvero" è invece la risposta prudente della Lagarde. Anche se "le cose cambiano nel tempo, in funzione dei dati" e "molte cose si chiariranno nei prossimi mesi, non nelle prossime settimane". Una posizione cauta che scontenta chi, fra i politici italiani, invocava una Bce più coraggiosa. Anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, aveva chiesto "più coraggio" alla Bce perché andare avanti al ritmo di un quarto di punto alla volta "non è abbastanza" di fronte a una crisi industriale che tiene il manifatturiero in recessione da quasi due anni. Per Lagarde la domanda di uno stimolo maggiore alla crescita "andrebbe fatta a qualcun altro", cioè ai governi nazionali che hanno in mano le leve del bilancio e quelle della politica industriale che dovrebbe affrontare la crisi strutturale dell'auto.

La Bce è già abbastanza impegnata a stabilizzare l'inflazione, dove gli effetti dei dazi promessi da Trump sono tutti da decifrare: complessivamente sarebbero al rialzo sui prezzi, e questo spiega una parte della cautela. Un'altra parte è data dalla volontà di non tagliare tutto subito, ma lasciarsi un margine di manovra qualora si concretizzassero i rischi globali. E poi c'è il cambio euro-dollaro, con l'euro già adesso un passo dai minimi di oltre due anni poco sopra la parità. Un'eventuale accelerazione a gennaio o a marzo nel ritmo dei tagli dei tassi "è subordinata al fatto che la fase di forza del dollaro si arresti dopo l'insediamento di Trump il prossimo 20 gennaio", dice il chief global strategist di Intermonte Antonio Cesarano.

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