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Generali: Bardin lascia Cda per scelte e modalità su lista

Rappresentante di Del Vecchio lascia dopo Caltagirone

   Romolo Bardin, consigliere indipendente di Generali e membro dei Comitati per le Nomine e la Remunerazione; per gli Investimenti; per le Operazioni strategiche; per le Operazioni con Parti Correlate, ha comunicato le proprie dimissioni dal consiglio.
    Bardin, amministratore delegato della Delfin di Leonardo Del Vecchio, ha motivato le proprie dimissioni, che seguono quelle di Francesco Getano Caltagirone "riferendosi alle modalità operative e ad alcune scelte del Consiglio e dei Comitati a cui partecipa, con particolare riguardo anche al processo di formazione della lista del Cda", secondo quanto si legge in una nota di Generali. 
   "Esprimo rammarico per la decisione assunta dal dott. Bardin. Voglio ribadire, anche in questa occasione, che la società ha sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, nell'interesse di tutti gli stakeholder. Principi, questi, a cui confermo ci si è sempre attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri, senza eccezione alcuna e in ogni occasione" è la risposta del presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola.

   La Delfin di Del Vecchio detiene una quota del capitale di Generali pari al 6,618%, si legge ancora nella nota della compagnia assicurativa che dà notizia delle dimissioni dal Cda di Romolo Bardin. All'ultimo aggiornamento, la quota del patto con Caltagirone e Fondazione Crt, il 5 gennaio, era nel complesso pari al 16,13%.

  La storia entra nel vivo qualche giorno fa con le dimissioni di Caltagirone. Quando i duellanti scesero ufficialmente in campo. Con l'uscita dal board e dalle cariche sociali di Caltagirone, forte dell'8% abbondante del Leone, la partita, infatti, prese ufficialmente il via. L'azionista più rilevante dopo Mediobanca (al 17,2% dei diritti di voto) ora ha di fatto le mani libere, con possibili ricorsi formali in Consob, che rimanda le risposte sul dossier e in estremo anche nei Tribunali. Ma soprattutto può salire ancora, fino alla soglia del 10%, senza comunicarlo al mercato. Non è più una parte rilevante o correlata e per piazzetta Cuccia non è certo comodo avere l'ingegnere che può crescere al 'coperto'. Il patto con Del Vecchio e la fondazione Crt è infatti già al 16% abbondante del Leone: un altro due per cento sposterebbe molti equilibri. Obbligando Mediobanca ad altre operazioni sulla falsariga delle recenti di prestito titoli, non agevolissime.

   C'è poi l'incognita Benetton, che detengono quasi il 4% di Generali. Finora sono stati neutrali e Alessandro, il neo presidente della holding di famiglia, ha parlato di "discontinuità", al momento riferendosi solo all'interno del gruppo. Rimane comunque una quota che, se spostata in uno dei due campi, potrebbe decidere le sorti della partita. L'assemblea di fine aprile non è così lontana e si comincia a pensare alle liste per il board, con Generali che ha convocato la riunione del Cda per martedì. All'ordine del giorno, secondo quanto si apprende, anche l'eventuale sostituzione di Caltagirone e ora di Bardin, ma la ravvicinata scadenza dell'organismo potrebbe far evitare una cooptazione per pochi mesi. Il prossimo consiglio di amministrazione del Leone comincerà soprattutto a trattare la 'long list', che dovrà diventare abbastanza in breve quella che potrebbe venir presentata dello stesso Cda per il suo rinnovo.

   

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