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Orsoni lascia in polemica con Pd, 'ipocrisia contro di me'

Tolte le deleghe agli assessori, ancora 20 giorni in carica

E' nella notte che si consuma la rottura definitiva tra Giorgio Orsoni, il sindaco di Venezia tornato in libertà dopo i domiciliari nell'inchiesta Mose, e la maggioranza di centrosinistra, colpevole di averlo "scaricato", poi di essere tornata sui propri passi, infine di aver reagito scompostamente alle sue intenzioni di rientrare in carica. Il sindaco-avvocato ha preso atto di essere stato lasciato solo a poco meno di 24 ore dalla conferenza stampa con cui orgogliosamente aveva annunciato di voler tornare "in sella" per chiudere i dossier 'caldi' come l'approvazione del bilancio consuntivo e quello preventivo.

Le pressioni del Pd
A farlo alzare dalla poltrona il Pd, tramite la vicesegretaria Debora Serracchiani e il segretario veneto, Roger De Menech, che "umanamente dispiaciuti" per la vicenda, stamani hanno ribadito che non esistevano più le "condizioni" per la prosecuzione dell'esperienza. Un concetto chiaro che ha spazzato via le 'mezze parole' espresse dai dem in sede locale. Altro segno di sfaldamento, nel pomeriggio di ieri, le dimissioni "via Facebook" dell'assessore alle politiche educative, Tiziana Agostini. Quindi una richiesta esplicita anche dall'"ala sinistra", quella di Gianfranco Bettin e dei consiglieri di 'In Comune'. Così stamani, dopo una riunione di maggioranza e una seduta di Giunta, Orsoni ha preso la decisione più drastica: via tutte le deleghe agli assessori, per marcare un definitivo distacco dalla politica, e dimissioni da sindaco, visto che "non sussistono neppure le condizioni minime per un percorso amministrativo per l'approvazione di atti urgenti".

"Ipocrisia contro di me"
Il sindaco di Venezia ha comunicato le sue dimissioni e la revoca della giunta con una lettera al presidente del Consiglio Comunale e al segretario generale. "Caro Presidente, gli eventi di questi giorni e le relative iniziative della Magistratura nei mie confronti - ha scritto Orsoni - hanno fatto emergere, in modo sempre più evidente, la mia estraneità al mondo della politica, alla quale mi ero prestato con sincero spirito di generosità verso la Città. Dopo il chiarimento ottenuto con i magistrati inquirenti e la reimissione nella carica, conseguenza della revoca del provvedimento restrittivo nei miei confronti, mi sono messo a disposizione del Consiglio per individuare un percorso amministrativo che consentisse di perfezionare quegli atti urgenti necessari nell'interesse dei cittadini. Le reazioni, per lo più opportunistiche ed ipocrite di singoli esponenti, anche appartenenti a quella maggioranza che sino ad ora ha sostenuto la mia Giunta, mi hanno convinto che non sussistono neppure le condizioni minime per un percorso amministrativo per l'approvazione di atti urgenti, a meno di una forte presa di responsabilità da parte del Consiglio. E' perciò che ho deciso di presentare le mie dimissioni dalla carica di Sindaco".

Al suo posto un commissario prefettizio
Le prospettive della politica veneziana sono incerte: sia in casa centrodestra, rumoroso ma diviso, che nel centrosinistra, con il Pd locale in attesa delle "decisioni" preannunciate da Serracchiani. Orsoni rimane formalmente in carica per 20 giorni, con la possibilità di portare in Consiglio atti "urgenti". Ci sarebbero i documenti contabili da varare entro fine mese, ma la rottura con la maggioranza non fa presupporre una loro approvazione. Poi la palla passerà al Governo, con la nomina di un commissario prefettizio come "traghettatore" fino alle elezioni, che potrebbero svolgersi alla scadenza naturale della legislatura - aprile 2015 - o in autunno.

 

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