"L'estromissione ormai decennale dei
dottori commercialisti dal protocollo Asse.Co. è un danno a
cittadini e datori di lavoro, che si vedono privare in maniera
ingiustificata della libera scelta di professionisti qualificati
e in grado di certificare la corrispondenza dei loro contratti
di lavoro individuali alle disposizioni di legge e del Ccnl di
riferimento". Lo afferma il presidente dell'Unione nazionale
giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec)
Francesco Cataldi, secondo cui la richiesta di incontro con il
ministro del Lavoro Marina Calderone, avanzata dal Consiglio
nazionale della categoria, "necessita di una risposta in tempi
brevi, ma soprattutto di contenuti operativi".
Il vertice dell'associazione aggiunge che "da tempo, colleghe e
colleghi attendevano un importante riconoscimento del Consiglio
nazionale, espresso di recente dal consigliere nazionale Aldo
Campo", sottolinea Cataldi, per il quale "la richiesta è molto
chiara: occorre estendere alla categoria dei commercialisti la
possibilità di effettuare l'asseverazione di conformità. Una
parificazione ai consulenti del lavoro nella gestione della
procedura Asse.Co. sarebbe, tra l'altro, attuazione immediata di
una delle richieste elaborate dall'Ungdcec sin dal marzo 2018,
quando è stata istituita la commissione di studio sulla
consulenza del lavoro".
Per il consigliere nazionale dell'Ungdcec Massimiliano
Dell'Unto, "sa anni abbiamo sostenuto e integrato questa
richiesta alle istituzioni, come dimostra anche la necessità di
inclusione del dottore commercialista come figura abilitata
all'assistenza del datore di lavoro nella negoziazione assistita
nelle controversie di lavoro. Non è giusto distinguere tra
"figli e figliastri" quando si tratta di tutelare il Paese. Il
sistema di asseverazione della conformità dei contratti
individuale di lavoro alle regole di base non è semplicemente
l'esercizio di una professionalità, ma l'innesco di un circolo
virtuoso di legalità in ambito giuslavoristico a beneficio di
tutto il Paese", chiude.
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