Il Consiglio direttivo
dell'Associazione italiana del Private equity, Venture capital e
Private debt (Aifi) apprezza "l'obiettivo di semplificazione
della Legge Capitali, condividendo, in particolare,
l'introduzione di norme agevolative per il mondo delle imprese
quotate".
Lo afferma una nota dell'associazione, nella quale si
sottolinea "tuttavia come il tessuto produttivo del nostro Paese
è costituito, per la maggior parte, da non quotate, che
rappresentano il motore dello sviluppo economico e necessitano
di capitali per la crescita e per affrontare la transizione
ecologica e digitale", ricordando che negli ultimi cinque anni
sono stati realizzati circa 1.000 interventi di 'add on'.
"Il private capital ha un impatto economico positivo sul
sistema produttivo come dimostrano molti studi a livello
internazionale: una nostra recente ricerca sulla valorizzazione
del capitale umano - commenta Innocenzo Cipolletta, presidente
Aifi - evidenzia come le imprese in portafoglio ai fondi, dal
momento dell'investimento al 2022, data di osservazione, hanno
registrato una crescita occupazionale dell'8% e del 34% se si
considerano solo le Pmi".
Per rafforzare questo segmento del mercato dei capitali
"ancora sottodimensionato" l'associazione, in vista della
riforma del Testo Unico della Finanza, chiede di "intervenire su
più fronti: in primo luogo, è necessario favorire, come in altri
Paesi, l'investimento di una quota del risparmio gestito verso
strumenti di private capital; in secondo luogo, per coinvolgere
gli investitori istituzionali italiani nel sostegno all'economia
reale, si suggerisce di istituire uno o più fondi di fondi, con
risorse che siano aggiuntive e non sostitutive, come hanno fatto
altri Paesi come Francia, Spagna e Germania, in cui un soggetto
pubblico svolge il ruolo di anchor investor", conclude l'Aifi.
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